Esplorazione virtuale dell’Università Popolare degli Studi di Milano: un Museo online unico

L’inaugurazione del museo online presso l’Università Popolare degli Studi di Milano rappresenta un passo cruciale per l’ateneo. Questa iniziativa non solo offre l’opportunità quotidiana di immergersi nella sua ricca e illustre storia, ma permette anche di approfondire la comprensione di come l’università evolverà e si prospetterà nel futuro.

Riscoperta e valorizzazione della memoria storica

La piena comprensione del passato costituisce un elemento cruciale per interpretare il presente e affrontare le sfide del futuro. Il dialogo con coloro che hanno iniziato il loro percorso, in particolare docenti e collaboratori, nei tempi passati e hanno continuato a trasmettere conoscenza è di vitale importanza.

Il museo, in modo ideale, funge da vetrina per la lunga catena di passaggi, passione, formazione culturale e insegnamento che ha caratterizzato l’Università Popolare di Milano attraverso i secoli. Una storia densa e ricca che abbraccia oltre un secolo, riflettendo tutte le sfaccettature del paese: dalle lotte operaie per un lavoro sicuro e giusto accompagnato dalla formazione, ai periodi bui del fascismo, fino alla nascita della Repubblica e ai decenni successivi che hanno plasmato la storia contemporanea del nostro paese.

Inoltre, l’istituzione offre un affascinante viaggio attraverso la storia dell’istruzione e della formazione in una città straordinaria come Milano. Esso si trasforma in una narrazione della storia della città, specialmente attraverso via Gluck, un luogo intriso di pagine importanti nella storia della musica italiana. Da prati di un tempo, sorge ora una testimonianza tangibile della vita intensa di un’Università popolare che ha contribuito alla crescita e alla maturazione della città per oltre un secolo.

L’Università ha plasmato i suoi abitanti, rendendoli individui in grado di prendere decisioni nella vita con la giusta cultura e coscienza, trasformandoli in cittadini orientati al bene comune e pronti a mettere i bisogni degli altri e della società al di sopra dei propri, consapevoli che la vera crescita si realizza solo quando è inclusiva.

Il Museo dell’Università Popolare di Milano costituirà un’opportunità per evidenziare come nessuno sia mai stato abbandonato o lasciato indietro. In questo contesto, si esprime gratitudine al Comune di Milano per la collaborazione preziosa e al Prof. Avv. Giovanni Neri, che guida la direzione storica di questa significativa iniziativa.

Esplorazione delle pagine interne del museo online dell’Università Popolare degli Studi di Milano

Navigare attraverso la home page del museo online offre una chiara visione degli obiettivi che la piattaforma mira a raggiungere. Tuttavia, il sito si scompone in diverse pagine interne, ciascuna dedicata a specifiche tematiche, consentendo una comprensione approfondita del concetto di Università Popolare.

I protagonisti:

La prima sezione del sito si focalizza su figure di spicco che hanno contribuito al prestigio dell’ateneo negli ultimi anni. La piattaforma dell’Ateneo lombardo dà visibilità soprattutto a queste figure:

Ettore Ferrari

Ettore Ferrari (1845-1929). Una personalità poliedrica, Ferrari abbandonò gli studi giuridici per intraprendere una carriera artistica come incisore e scultore. Apprendendo sotto la guida di uno zio paterno, si distinse nel comitato d’azione mazziniano e frequentò corsi di lettere e giurisprudenza presso l’Università di Roma. La sua figura rimase cruciale nella scena politica romana per circa cinquant’anni. Ferrari fu un instancabile promotore del dialogo tra le forze progressiste, organizzando convegni, manifestazioni politiche e gruppi di pressione. 

In qualità di artista, il suo genio si è speso a favore di importanti omaggi, dedicati ad alcune figure storiche di spicco. In proposito, è possibile menzionare i monumenti a Giuseppe Garibaldi in diverse città italiane (Vicenza, Pisa, Tortona, Rovigo, Macerata, Massa Marittima, Cortona e Bevagna), verso la fine dell’Ottocento. L’elenco comprende anche l’effigie eretta per esaltare Antonio Meucci a Staten Island, New York nel 1923, nonché i monumenti siti a Roma. 

Tra questi, ne spiccano due: il Giordano Bruno del 1887 a Campo de’ Fiori e il Giuseppe Mazzini sull’Aventino, che si collocano tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Un contributo significativo di Ferrari fu la fondazione dell’Università Popolare di Milano il 5 gennaio 1901. Questa iniziativa rifletteva il suo impegno per l’istruzione e la promozione del sapere nella città milanese.

Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio (1863-1938), noto come il Vate, rimane nella memoria collettiva come il poeta della vita avventurosa, del gesto bello ed eroico, della forza e della tenacia, lasciando un’impronta indelebile non solo sull’Italia ma sull’intero panorama mondiale.

Celebre protagonista di imprese belliche memorabili, tra cui la conquista di Fiume, D’Annunzio ha poi scelto il ritiro nella sua dimora museale a Gardone Riviera, dove riposa accanto ai suoi valorosi legionari della spedizione di Fiume.

Il 5 gennaio 1901, durante l’inaugurazione dell’Università Popolare di Milano, il teatro Olimpia fu testimone di un appassionato intervento del Vate, che successivamente si affermò come uno degli oratori più illustri dell’Università. Il poeta intraprendente e coraggioso è oggi commemorato con il più prestigioso riconoscimento conferitogli dall’istituzione accademica milanese

Benedetto Croce

Benedetto Croce (1866-1952), filosofo, letterato e simbolo dell’antifascismo sociale e culturale, si conferma come figura centrale nel dibattito culturale italiano del XX secolo. Maestro di estetica e studioso approfondito del pensiero hegeliano, ha incarnato una continua e costante ricerca nella vita e nel pensiero.

Il suo legame intellettuale con il filosofo Giovanni Gentile è stato degno di nota, anche se le loro strade si sono separate quando Gentile ha aderito al fascismo.Lo spirito è stato indubbiamente al centro di questa continua ricerca di Benedetto Croce, che ha sempre sostenuto con grande determinazione la distinzione e l’autonomia delle varie forme dello spirito.

In riconoscimento di questo illustre collaboratore, l’Università Popolare degli Studi di Milano ha istituito un premio internazionale a lui dedicato, affiancato da un comitato apposito. Ogni anno, una giuria qualificata seleziona personalità nel mondo che hanno contribuito in modo significativo alla cultura, all’arte e alla ricerca, alimentando il tessuto culturale e promuovendo la collaborazione e la formazione tra i paesi.

Luigi Einaudi

Luigi Numa Lorenzo Einaudi (1874 – 1961) è riconosciuto universalmente come il secondo Presidente della Repubblica Italiana e membro dell’Assemblea Costituente.Economista e giornalista di fama, Einaudi fu un appassionato sostenitore delle dottrine liberali, impegnandosi incessantemente nella sua vita politica per moralizzare la vita parlamentare.

Difensore instancabile della lira, affrontò con fermezza la minaccia in crescita della concentrazione di potere economico, intervenendo sul piano legislativo per preservare e ripristinare la libertà di mercato, promuovendo la sana concorrenza.

Luigi Einaudi si distinse come collaboratore essenziale dell’Università Popolare; il suo profondo senso di morale, l’impegno nel lavoro e nello studio, e la promozione della libertà come strumento di crescita e miglioramento costituiscono alcuni dei preziosi contributi che ha lasciato nel modo in cui l’istituzione concepisce la società e la formazione dei suoi studenti.

Carlo Ravasio

Carlo Ravasio (1897-1979) ricoprì il ruolo di presidente, sebbene sia più preciso definirlo commissario, dell’Università Popolare di Milano durante il buio periodo del regime fascista. Politicamente impegnato, poeta e giornalista, Ravasio aderì ai fasci fin dal 1921; la sua attività artistica personale fu costantemente al servizio del fascismo, arrivando a comporre inni celebrativi del regime.

Guidò diverse riviste fasciste, tra cui “Nuovo Araldo” e “Popolo di Lombardia”, e si occupò della Terza pagina del giornale “Popolo d’Italia”. Sostenitore convinto della Repubblica Sociale Italiana, dopo la conclusione della guerra si allontanò in modo definitivo dalla scena politica.

Tina Lagostena Bassi

Tina Lagostena Bassi, nata nel 1926 e deceduta nel 2008, è stata Rettore fino al suo ultimo respiro, concentrando il suo servizio sulle esigenze del corpo studentesco. Si è adoperata per garantire un’offerta didattica e di studio di altissima qualità, aperta a tutti indipendentemente dalle capacità o dalle occupazioni.

La sua lunga collaborazione con l’Università ha avuto inizio negli anni Settanta, quando nel 1979 contribuì alla creazione dell’Università Popolare di Milano. Questa inclinazione era insita nella sua persona e nei suoi principi, che aveva già manifestato come giovane e determinata avvocata, difendendo le vittime del Circeo e promuovendo una battaglia giuridica contro lo stupro che si trasformò anche in un impegno sociale e culturale.

Le sue appassionate arringhe divennero celebri per la loro profondità e forza, come un grido sociale, soprattutto quando, con determinazione, enumerava le numerose violenze fisiche e psicologiche subite dalle sue assistite, contribuendo così a rompere il muro di silenzio e indifferenza.

Nel 1994, Tina Lagostena Bassi fu uno dei parlamentari più rispettati alla Camera dei deputati e nel 2006 divenne Rettore Magnifico dell’Università, incarico che svolse con passione e competenza fino alla sua scomparsa nel 2008, lasciando un profondo vuoto tra coloro che facevano parte dell’Università Popolare degli Studi di Milano.

Giancarlo Rinaldi

Giancarlo Rinaldi è nato a Napoli il 9 marzo 1952, portando avanti un percorso accademico che lo ha visto laurearsi in Filosofia nel 1974, con una tesi dedicata alle Religioni del Mondo Classico. Il suo contributo accademico è iniziato come assistente presso la Cattedra di Storia Greca e Romana dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. A partire dal 1 novembre 1994, ha svolto la sua attività di ricercatore presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, nel Dipartimento di Studi Asiatici.

Giancarlo Rinaldi si è specializzato nella storia religiosa dell’Impero Romano, con un focus specifico sul cristianesimo antico nelle province orientali, sui conflitti religiosi, sul confronto tra paganesimo e cristianesimo e sulle dinamiche delle comunità cristiane in rapporto al potere politico.

Nel 1978, ha fondato l’Associazione per lo Studio e la Divulgazione dell’Archeologia Biblica, poi rinominata Centro Studi sulle Civiltà e le Religioni del Mediterraneo, riconosciuta come Ente di notevole rilievo culturale dalla Regione Campania. Nel 1995, con il sostegno del Cartello degli Industriali dei Castelli Romani, ha presieduto la creazione del Centro Internazionale per lo Studio della Civiltà dei Severi.

Nel 1996, ha dato vita all’Università Popolare del Tuscolano a Roma, assumendo il ruolo di presidente fino al 2001. Rivelando una particolare dedizione all’Educazione degli Adulti, è stato presidente della Confederazione Nazionale delle Università Popolari Italiane (C.N.U.P.I.) dal 1997 al 2007, un ente con riconoscimento della personalità giuridica da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica, accreditato anche per la Formazione del Personale della Scuola.

Attualmente, Giancarlo Rinaldi presiede il Centro per l’Alta Formazione Integrata, che si occupa di svolgere Master Universitari in collaborazione tra Atenei di Stato e Enti di Formazione privati.

Marco Grappeggia

I percorsi accademici di Marco Grappeggia hanno inizio in Italia, ma la sua sete di conoscenza lo spinge a trasferirsi a New York City, dove completa i suoi studi presso la Columbia University – programma ALP. Qui, perfeziona la lingua inglese e raggiunge notevoli traguardi accademici. Successivamente, ottiene il suo B.A. e prosegue con un Ms. Nel 1995, diventa cofondatore della UIBS ad Abijan, mantenendo simultaneamente il suo impegno negli studi.

Dal 2005, Marco Grappeggia assume la carica di presidente dell’Università Popolare degli Studi di Milano. Il suo ruolo istituzionale gli affida il compito di gestire e dirigere le relazioni e l’organizzazione dell’Ateneo. Queste relazioni hanno consentito all’università di stabilire contatti e collaborazioni accademiche e formative in diverse parti del mondo.

Marco Grappeggia si dedica attivamente alle relazioni e alle collaborazioni con altre università italiane ed estere, stringendo accordi nel campo delle ricerche scientifiche e facilitando lo scambio di docenti, studenti e ricercatori.

Un excursus storico dell’Università Popolare degli Studi di Milano

Quando è stata fondata l’Università Popolare degli Studi di Milano? Una seconda sezione del sito immerge i lettori nella storia dell’ateneo, tracciandone le tappe più significative e rispondendo proprio a questa domanda. 

Narrare la storia dell’Università Popolare di Milano è un compito affascinante, ma al contempo impegnativo, un viaggio attraverso oltre un secolo legato alla vita e alla crescita della metropoli lombarda. Il 1° marzo 1901 segna l’inizio dell’attività dell’Università Popolare, fondata da Ettore Ferrari nel 1900, con le prime lezioni svolte in Via Ugo Foscolo 5. Gabriele D’Annunzio, il Vate, ha pronunciato il discorso inaugurale, donando vitalità all’istituzione.

Mentre D’Annunzio animava l’Università Popolare con il suo intervento appassionato, Milano viveva momenti storici, dalla morte di Giuseppe Verdi alla conclusione del celebre dipinto “Il Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo. Nel 1901, il censimento registrava 491.460 abitanti nella città meneghina, segnata da 11000 muratori in sciopero a maggio e dall’inaugurazione dell’Albergo popolare di Via Marco d’Oggiono l’18 giugno.

Il 23 giugno, Ettore Ferrari inaugurava il monumento a Carlo Cattaneo in largo Santa Margherita, un bassorilievo che rappresenta il rifiuto dell’armistizio da parte di Cattaneo. L’8 ottobre, il nuovo palazzo della Borsa, diventato poi Palazzo della Posta, in Piazza Cordusio 1, progettato da L. Broggi e C. Nava, veniva inaugurato, chiudendo un anno straordinario in termini sociali, economici e urbanistici.

La distanza di questi anni rivela la complessità e l’evoluzione della città, mentre l’Università Popolare, con saggezza e compostezza, adotta il detto veneziano: “prima di parlare, taci”. Attraverso decenni, l’Università ha guidato i grandi movimenti sociali di Milano, offrendo risposte culturali e formative, garantendo a tutti una formazione degna e una posizione nel mercato del lavoro.

La crescita industriale della città ha posto l’Università di fronte a notevoli sfide culturali e formative. Attraverso corsi culturali e insegnamenti di mestieri, l’Università ha aiutato numerosi studenti a uscire dalla povertà, fornendo loro strumenti per comprendere i cambiamenti sociali. La sua storia si intreccia con realtà sociali e culturali come la Società Cooperativa Edificatrice di Case Operaie e la Società Umanitaria.

L’Università ha resistito ai periodi difficili, come il buio periodo fascista, subendo un commissariamento che ha temporaneamente frenato la sua missione. Nel primo periodo repubblicano, ha ripreso slancio e ha raggiunto gli anni Ottanta, offrendo supporto culturale e formativo durante un’epoca di forte crescita economica. Oggi, con grande determinazione, l’Università Popolare prosegue la sua missione formativa, impegnandosi affinché nessuno, indipendentemente dalla condizione sociale, rinunci a crescere culturalmente e socialmente.

Biblioteche popolari, un patrimonio culturale per tutti

Scorrendo ulteriormente le pagine, il sito trova il comparto denominato Biblioteche PopolariLa questione del “Perché popolare?” ha generato curiosità e talvolta dubbi. La risposta, in realtà, è più semplice di quanto possa sembrare: il termine “popolare” si riferisce a una cultura più accessibile e meno elitaria, che si propone di elevare l’informazione, l’istruzione e la cultura delle fasce sociali più svantaggiate.

Le biblioteche popolari non sono semplici depositi di libri; sono veri e propri modelli culturali che si svilupparono in Italia subito dopo l’Unità e negli Stati Uniti nei primi anni del Settecento. Nel lontano 1861, Antonio Bruni fondò a Prato la prima biblioteca circolare, introducendo una tassa di 30 centesimi per permettere ai cittadini di usufruire del servizio.

Nel 1903, a Milano, grazie alla spinta della Società Umanitaria, nacque il consorzio per le biblioteche popolari, con l’Università Popolare, la Società Promotrice delle Biblioteche Popolari, il Comune di Milano e la Cassa di Risparmio tra i primi sostenitori.

Nel 1908, a Roma, si tenne il Congresso Nazionale che portò alla creazione della Federazione Italiana delle Biblioteche Popolari, con figure illustri come Filippo Turati, Cesare Saldini e Vittorio Emmanuele Orlando. Augusto Osimo, direttore generale della Società Umanitaria, si assunse il compito di finanziatrice.

Nonostante l’ingerenza del regime fascista nel 1932 con la creazione dell’Ente Nazionale per le Biblioteche Popolari e Scolastiche, la Federazione mantenne vivo l’impegno. Dopo la liberazione, l’Organizzazione per l’Educazione, la Scienza e la Cultura delle Nazioni Unite sollevò il problema delle biblioteche come “forza viva al servizio dell’educazione popolare”. L’aiuto del British Council contribuì all’organizzazione di corsi residenziali nel 1954 per la formazione di nuovi bibliotecari.

La storia delle biblioteche popolari è ricca di momenti di riflessione, come nel Primo Congresso Nazionale della Cultura Popolare a Firenze nel 1947. Qui, si propose la ricostituzione della Federazione delle Biblioteche Popolari, ottenendo l’approvazione all’unanimità.

Fu la Società Umanitaria a portare avanti i desiderata del congresso, con Riccardo Bauer che prese il posto di Filippo Turati come presidente dell’Unione e della Federazione. Una delle loro iniziative fu la pubblicazione del “Repertorio”, una guida bibliografica che elencava i volumi fondamentali per ogni biblioteca popolare.

Nonostante le sfide e i cambiamenti politici, il ruolo delle biblioteche popolari ha sempre puntato a diffondere la cultura, rendendo accessibile la conoscenza a tutti. Un patrimonio culturale che continua a crescere e ad arricchirsi, portando la cultura al centro della vita di ogni cittadino.

La rinascita intellettuale dei lavoratori: l’Università del Popolo a Milano

Inoltre, visitando il sito, è possibile comprendere quelle che sono le motivazioni alla base della fondazione dell’ateneo lombardo. Motivazioni che si leggono nella sezione denominata Università Proletaria Milanese.

Provate a immaginare un’Università completamente dedicata agli umili, agli ultimi e soprattutto ai lavoratori, sorta grazie alle associazioni del dopo lavoro. Lo sforzo, lo slancio e l’idealismo di questa creazione emergono chiaramente nello statuto del 1924 dell’Università Proletaria Milanese.

Fondata con l’obiettivo di diffondere la cultura tra le classi operaie, innalzare l’elevazione intellettuale del proletariato e favorire la comprensione dei complessi problemi politici, filosofici, artistici e sociali, l’Università ha rappresentato una rivoluzione educativa.

Il legame profondo con le associazioni del dopo lavoro, vere e proprie socie fondatrici, ha segnato il carattere di questa istituzione. Il loro impegno nel canalizzare il cosiddetto tempo libero verso la formazione ha contribuito alla creazione di un’Università aperta a tutti.

L’Università Proletaria ha abbracciato l’idea che anche i più poveri abbiano il diritto a un’istruzione che permetta loro di crescere come uomini e cittadini. In un periodo in cui la formazione era spesso riservata ai più abbienti, questa istituzione ha aperto scenari inediti nel panorama educativo milanese.

Una distinzione culturale tra la “scuola dei poveri” e la “scuola dei ricchi” ha cominciato a delinearsi sotto il profilo culturale e formativo. Questa dicotomia è stata teorizzata in una relazione tenuta nel 1925 da Augusto Monti, intitolata “La scuola dei servi e la scuola dei padroni”.

Tra i “professori” di questa università spicca il nome del socialista Carlo Rosselli. Invitato a tenere un corso di economia politica nel 1925, Rosselli ha contribuito con entusiasmo alla missione dell’Università Proletaria di offrire un’istruzione di qualità ai lavoratori.

In questo contesto, permeato da movimenti popolari e lotte sindacali, l’Università Proletaria si è distinta come faro della rinascita intellettuale. Pur sciogliendosi per non sottostare al regime fascista, la sua eredità storica vive oggi come un segno tangibile del valore dell’istruzione per tutti.

L’Università Popolare di Milano e l’intricato intreccio con l’Istituto di Cultura Fascista

Scorrendo le pagine del sito web, il lettore compie un viaggio all’indietro, conoscendo tutte le vicissitudini vissute dall’Università Popolare degli Studi durante il ventennio fascista in Italia. La sezione prende il nome di Ventennio Fascista.

Durante il complesso ventennio fascista, l’Università Popolare di Milano si trovò al centro di aspre dispute e scossoni, tanto da essere commissariata dal governo fascista. Nel settembre del 1922, il Consiglio dell’Università fu convocato in fretta per discutere del trasferimento del Congresso della Cultura Popolare da Napoli a Milano, a causa delle minacce fasciste rivolte a Turati. Nel frattempo, per l’apertura dell’anno accademico, l’Università Popolare di Milano aveva interpellato Guglielmo Ferrero, celebre oratore e sociologo positivista.

Nonostante le pressioni, le iscrizioni all’Università Popolare continuarono a crescere, e nel 1924 il Consiglio votò all’unanimità l’inserimento della clausola che sanciva il vessillo sociale come bandiera d’Italia con lo stemma di Milano e dell’Università. Il cambio di rotta si evidenziò nell’assemblea del dicembre 1926, quando i fascisti si iscrissero in massa e il Bollettino dell’Università Popolare uscì con il fascio littorio impresso. I soci divennero uditori, e il Consiglio fu designato dal podestà, dal Fascio milanese e dai rappresentanti fascisti.

Così, l’Università Popolare di Milano si inserì nella progettazione culturale fascista, diventandone protagonista. Ad oggi, conserva testimonianze storiche nel museo dell’Università Popolare di Milano. Fu Mussolini a dare il colpo di grazia, permettendo all’Istituto di Cultura Fascista di assorbire l’Università Popolare di Milano e quella di Roma.

Verso nuovi orizzonti: l’Università Popolare di Milano nel 1979

In seguito, il lettore, troverà la pagina denominata Milano 79. Le separazioni spesso sono percepite come segnali di crisi o dissidi, ma talvolta rappresentano l’opportunità di esplorare nuove vie, affrontare sfide inedite o rispondere a interrogativi irrisolti.

Questo è palesemente il caso dell’Università Popolare di Milano 1979, un’associazione culturale autonoma guidata dal professor Bernardo Rizzi, imprenditore nel campo dell’istruzione superiore internazionale. Pur mantenendo legami con il gruppo principale, l’associazione opera in modo indipendente.

Nata nel 1979, l’Università Popolare di Milano si proponeva di fornire opportunità di formazione culturale e professionale per gli adulti milanesi che non avevano avuto accesso all’università. Nel corso degli anni, ha ampliato la sua offerta formativa, coprendo discipline come lingue straniere, letteratura, filosofia, storia, economia e scienze sociali. I docenti, provenienti da diverse istituzioni accademiche, hanno arricchito l’esperienza di apprendimento.

Nel 1995, l’Università ha ottenuto il riconoscimento ufficiale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca come istituzione di istruzione superiore non universitaria. Da allora, ha continuato a migliorare e a espandere la sua offerta, adattandosi alle nuove esigenze con l’introduzione di corsi online.

L’Università Popolare di Milano, sita in via Terraggio, Milano, opera in modo indipendente, concentrando la sua attenzione sugli studi della terza età, contribuendo significativamente all’ambiente accademico e didattico.

L’Università Popolare di Milano, un patrimonio di eccellenza e innovazione

In seguito, il visitatore potrà trovare la sezione La nostra Università, conoscendo più da vicino la realtà attuale dell’ateneo. Fondata nel 1901, l’Università Popolare di Milano (UPM) è una delle istituzioni più rinomate e storiche della città. Il suo impegno principale è fornire corsi e programmi formativi accessibili per adulti a basso costo, rivolti in particolare a coloro che non hanno avuto accesso a percorsi di istruzione formale o che desiderano continuare il loro percorso di apprendimento e sviluppo personale e professionale.

L’UPM offre una vasta gamma di corsi che spaziano dalle lingue straniere all’arte e alla cultura, dall’informatica all’economia, dalla giurisprudenza alle scienze sociali e oltre. I corsi sono condotti da esperti, professionisti e insegnanti altamente qualificati, garantendo un’esperienza formativa di alto livello aperta a individui di tutte le età e livelli di istruzione.

L’Università Popolare di Milano è molto più di una istituzione educativa; è un luogo di incontro e scambio culturale, un crocevia in cui studenti provenienti da tutto il mondo e con diversi contesti sociali e culturali possono interagire. La sua influenza si estende ben oltre i confini di Milano, contribuendo alla promozione dell’educazione e della cultura in tutto il paese.

La straordinaria gestione dei rettori giudice Lagostena Bassi, nota come Tina, e Marco Grappeggia ha segnato una fase cruciale nella storia dell’Università. La loro passione e dedizione hanno guidato l’istituzione verso una crescita stabile, posizionando costantemente gli interessi degli studenti al centro di ogni decisione.

Il riconoscimento ufficiale di questo impegno è stato sancito dal Provvedimento del MIUR del 14 ottobre 2011 (Prot. 313 MIUR), firmato dal sottosegretario Onorevole Guido Viceconte. Questo decreto, una pietra miliare nel diritto all’istruzione, conferisce all’Università Popolare di Milano il diritto di rilasciare titoli accademici, riconoscendo la sua affiliazione alla University of United Popolar Nations con sede a Ouagadougou.

Inoltre, l’UPM è ufficialmente partner delle Università di Stato di Ouagadougou (Burkina Faso) e di Stato Bouakè (Costa d’Avorio), testimonianza del suo impegno nelle relazioni internazionali e dell’importanza del suo contributo alla crescita del continente africano.

La tradizione dell’apprendimento, Bigino e Bignami come icone dell’educazione

Nel comparto successivo, il visitatore si troverà all’interno della pagina intitolata Le Pubblicazioni. Bigino e Bignami, due nomi che risuonano in ogni aula di studio. Oltre alla similitudine fonetica, questi nomi incapsulano un concetto di apprendimento peculiare ma incredibilmente utile. Il metodo consisteva nell’elaborare riassunti completi e efficaci su ogni materia, noti come “bignami”, e in particolare per i classici greci e latini, chiamati “bigini”.

Ciò che pochi sanno è che l’Università Popolare di Milano fu la prima a introdurre questo innovativo metodo attraverso pubblicazioni apposite. Chiunque decida di esplorare vecchie scatole di famiglia potrebbe imbattersi in libretti raffinati dalla copertina rossa, che sintetizzavano in modo pregevole il contenuto dei corsi dell’Università Popolare di Milano. Questi libretti divennero presto ambiti non solo come uno status symbol, ma addirittura come opere ricercate dai collezionisti.

La copertina rossa rappresentava la libertà di accedere alla cultura e alla formazione, diventando il simbolo, per alcuni, del desiderio di studio di chi aveva pochi mezzi ma grande tenacia. Ancora oggi, l’Università Popolare di Milano continua a offrire riassunti dei propri corsi, facilitando l’apprendimento e aiutando gli studenti a focalizzarsi sui principi e le nozioni più importanti.

Questo metodo non solo agevola la memorizzazione dei concetti chiave, ma stimola il ragionamento logico-deduttivo, consentendo agli studenti di effettuare un ripasso completo del corso. Nel lontano 1901, sorse l’Università Popolare di Milano, un faro di educazione e cultura aperto a tutti, indipendentemente dalla loro estrazione sociale o livello di istruzione.

Nel corso dei decenni, questo istituto ha sostenuto numerosi programmi di formazione destinati sia alla popolazione italiana che a quella internazionale. L’attenzione dell’Università Popolare di Milano si è particolarmente focalizzata sulle sfide dell’Africa e sulle sue comunità immigrate presenti in Italia. L’università ha ideato e promosso iniziative varie, tra cui corsi dedicati alla lingua e cultura africana, seminari, conferenze, proiezioni di film e documentari, insieme a attività di solidarietà e supporto per le comunità africane.

La collaborazione instaurata tra l’Università Popolare di Milano e numerose organizzazioni africane, nonché con istituzioni italiane ed europee, ha svolto un ruolo chiave nella promozione della cultura e della formazione in Africa. Questa narrazione di cultura, solidarietà e dialogo è il cuore di un’istituzione che si impegna a costruire un futuro di conoscenza e comprensione a livello globale.

Educazione, inclusione e innovazione, l’Università Popolare di Milano nell’attualità

L’Università Oggi è il penultimo comparto che il visitatore trova nel sito web Museo online dell’Università popolare degli Studi di Milano. L’Università Popolare di Milano, eretta nel 1901, si configura oggi come una istituzione all’avanguardia, attenta alle dinamiche sociali in evoluzione e alle esigenze sempre più diversificate del mondo del lavoro.

Questo successo è frutto di un instancabile lavoro articolato su tre pilastri chiave: la partecipazione proattiva alla Conferenza Nazionale delle Università Popolari Italiane (CNUPI), l’eccezionale mandato dell’avvocato Tina Lagostena Bassi come Magnifico Rettore e la marcata vocazione internazionale che ha da sempre contraddistinto l’università.

La CNUPI, fondata nel 1980, è impegnata nella promozione dell’educazione permanente e continua. La conferenza annuale rappresenta un’importante occasione per discutere temi fondamentali come formazione professionale, alfabetizzazione digitale, cittadinanza attiva, cultura, arte, ambiente e sviluppo sostenibile.

La figura chiave di Tina Lagostena Bassi, avvocato e attivista politica, è stata determinante per il successo dell’Università. Il suo impegno ha portato al riconoscimento dei titoli di studio attraverso il Provvedimento 313/11, recependo integralmente la Convenzione di Lisbona. Questo significativo passo è stato un omaggio non solo al lavoro dell’Università ma anche alla sua visione di leadership.

L’Università Popolare di Milano ha consolidato relazioni internazionali con istituzioni formative, organizzazioni non governative e movimenti sociali. Tale vocazione internazionale si manifesta con il concetto stimolante di “University Without Walls” (Università senza mura), nato negli anni ’70. Quest’idea sottolinea l’impegno dell’UPM a fornire educazione aperta a tutti, superando le barriere tradizionali attraverso corsi, laboratori e workshop.

L’Università Popolare di Milano ha tessuto una fitta rete di relazioni internazionali con istituzioni analoghe in Europa, America Latina, Asia e Africa. Attiva in progetti e programmi internazionali di interscambio tra studenti e docenti, cooperazione e sviluppo, nonché nella promozione dell’educazione e della cultura, l’ateneo milanese si distingue nel panorama accademico globale.

Inoltre, l’Università Popolare di Milano ha instaurato partnership e accordi con organizzazioni non governative e movimenti sociali, con l’obiettivo di incentivare la partecipazione attiva e la cittadinanza consapevole. L’ateneo si dedica a ispirare le persone a diventare agenti di cambiamento nelle proprie comunità, attraverso la formazione, l’informazione e la mobilitazione.

In quanto modello di istruzione non formale, l’Università Popolare di Milano supera le barriere tradizionali dell’istruzione, promuovendo l’accessibilità dell’educazione e della formazione per tutti. Il concetto di “University Without Walls” sottolinea il ruolo fondamentale dell’apprendimento e della conoscenza come motori di cambiamento sociale e partecipazione attiva dei cittadini.

Il brand, un mix di qualità e fiducia

L’ultima sezione della piattaforma offre una narrazione approfondita  spiegazione sulla storia e sull’importanza del marchio che contraddistingue l’Università Popolare degli Studi di Milano.

Ponderare sull’importanza del marchio e sulla sua tutela è cruciale. Il diritto del marchio, una branca del diritto commerciale, tratta della protezione legale di un segno distintivo utilizzato per identificare e differenziare i prodotti o servizi di un’azienda da quelli delle altre.

In termini semplici, questo diritto salvaguarda il nome, il logo, il design o qualsiasi altro elemento distintivo che identifica un’azienda o i suoi prodotti e servizi. Concede all’azienda l’esclusiva dell’uso del marchio e impedisce ad altri di farne uso senza autorizzazione.

La registrazione del marchio presso l’ufficio brevetti e marchi è il principale strumento di tutela. Il detentore del marchio può quindi far valere i propri diritti contro usi non autorizzati, vietando ad altre aziende l’uso di un marchio simile o identico per prodotti o servizi analoghi e prevenendo confusioni tra i consumatori.

Negli ultimi anni, c’è stato un diffuso e talvolta disinvolto utilizzo del termine “università”, coprendo anche brevi corsi mirati a fornire una panoramica dei contenuti. La qualità del docente è però cruciale, come richiesto da un’istituzione universitaria.

La domanda chiave è: chi è autorizzato a utilizzare il titolo “università”? Come dovrebbe essere utilizzato questo termine? Un esempio eloquente è l’Università della Terza Età, un’iniziativa meritevole ma che, forse, restringe l’essenza universale del termine. Limitare il suo utilizzo a un solo gruppo demografico potrebbe privare il nome “università” della sua connotazione universalistica.

Le questioni sottese a queste definizioni e limitazioni sollevano un dibattito essenziale: chi decide? Qual è il segreto per poter condividere idee comuni su aspetti apparentemente banali ma di vitale importanza?

Il decreto-legge n.580 del 1° ottobre 1973, successivamente convertito in legge, pone in risalto un aspetto cruciale: lo Stato è l’unico ente abilitato a conferire il prestigioso titolo di università. Questa normativa sottolinea l’obbligo per chiunque di non appropriarsi di tale titolo senza un riconoscimento ufficiale.

La Confederazione Nazionale delle Università Popolari Italiane (CNUPI), di cui fa parte l’Università Popolare di Milano, sostiene con fermezza il diritto di utilizzare il termine “università”. Questo diritto è sancito dal riconoscimento di personalità giuridica ottenuto dalla CNUPI tramite un decreto-legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nel n.203 del 30 ottobre 1991.

Di conseguenza, ogni associato della Confederazione ha il legittimo diritto di adottare la denominazione “Università popolare”. L’intento del legislatore è chiaro: non solo riconoscere la denominazione, ma anche valorizzare il ruolo e il contributo storico delle antiche Università popolari, sorte tra il XIX e il XX secolo, che hanno dato origine alla Confederazione delle Università Popolari Italiane.

Rivendicando la continuità storica, gli associati alla Confederazione sottolineano con giustificato orgoglio il diritto di utilizzare il termine “università”. Al contempo, escludono con determinazione e chiarezza le associazioni che abusano in modo improprio del titolo “università”, comprese quelle delle università popolari.

In difesa della lunga e illustre storia del movimento culturale delle università popolari, l’Università Popolare di Milano ha intrapreso azioni concrete per tutelare tutti i marchi che hanno contribuito a plasmare e valorizzare il percorso delle Università Popolari. Ad eccezione dell’Università Popolare di Milano 1979, sono stati difesi i marchi di Università Popolare di Milano, Università Popolare Milanese, Università Proletaria Milanese e Università Popolare degli Studi di Milano.

Per l’Università Popolare di Milano, la protezione del passato costituisce la migliore garanzia per un futuro solido e trasparente. Solo riconoscendo la propria grande storia e preservando le radici, l’istituzione può continuare a tracciare con sicurezza e autorevolezza la strada futura della formazione per gli studenti.

Università Popolare degli Studi di Milano, una presentazione del sito web del museo online

L’istituzione del museo dell’Università Popolare degli Studi di Milano rappresenta un passo di estrema rilevanza per l’ateneo. Infatti, sarà utile non solo perché fornirà quotidianamente l’opportunità di immergersi nella sua lunga e nobile storia, ma anche perché consentirà di acquisire una comprensione più profonda di come la stessa evolverà e si proietterà verso il futuro.

L’importanza della memoria storica

La piena consapevolezza del passato è fondamentale per comprendere il presente e anticipare le sfide del domani. Il confronto con coloro che, soprattutto professori e collaboratori, hanno iniziato il cammino nei tempi passati e hanno continuato a trasmettere il sapere nei tempi attuali è cruciale. 

Il museo idealmente rappresenta la lunga catena di passaggi, passione, formazione culturale e insegnamento che ha caratterizzato l’Università Popolare di Milano attraverso tutte le sue fasi storiche. Una storia ricca, densa, che si estende per oltre un secolo e abbraccia tutte le sfaccettature del paese: dalle lotte operaie per un lavoro sicuro e giusto accompagnato dalla formazione, ai periodi bui e tristi del fascismo, fino alla nascita della Repubblica e i decenni successivi che hanno segnato la storia contemporanea del nostro paese.

In più, l’istituzione rappresenta un affascinante percorso attraverso la storia dell’istruzione e della formazione in una città straordinaria come Milano. Inoltre, esso narra la storia della città ospitante, in particolare attraverso via Gluck, un luogo che ha scritto pagine importanti nella storia della musica italiana.

Là dove un tempo si estendevano solo prati, ora sorgerà una testimonianza solida e potente della vita intensa di un’Università popolare che ha contribuito alla crescita e alla maturazione della città per più di un secolo. 

Questa istituzione ha educato i suoi abitanti a diventare individui capaci di prendere decisioni nella vita con la giusta cultura e coscienza, trasformandoli in veri cittadini orientati al bene comune e pronti a mettere i bisogni degli altri e della società al di sopra dei propri, consapevoli che la vera crescita si realizza solo quando è inclusiva.

Il Museo dell’Università Popolare di Milano sarà un’occasione per mostrare come nessuno sia mai stato abbandonato o lasciato indietro. In proposito, si ringrazia il Comune di Milano per la preziosa collaborazione e il Prof. Avv. Giovanni Neri, a capo della direzione storica di questa importante iniziativa.

Le pagine interne del sito del museo online dell’Università Popolare degli Studi di Milano

La home page del sito del museo online offrono la possibilità al lettore di comprendere gli obiettivi che la piattaforma si prefigge di raggiungere. Tuttavia, la stessa si compone di diverse pagine interne, che focalizzano la loro attenzione su diverse tematiche e consentono di comprendere cosa sono le Università Popolari.

I protagonisti

La prima pagina del sito si concentra sui protagonisti più illustri che, negli ultimi anni, hanno dato lustro all’ateneo. Sul sito del museo online è possibile trovare:

Ettore Ferrari

Ettore Ferrari (1845-1929) si distinse come individuo e artista dotato di un ingegno poliedrico. Abbandonati gli studi giuridici, iniziò la sua prolifica carriera artistica come incisore e scultore, apprendendo sotto la guida di uno zio paterno. Attivo nel comitato d’azione mazziniano, Ferrari partecipò ai corsi di lettere e giurisprudenza presso l’Università di Roma, diventando anche membro dell’Accademia dell’Arcadia.

La figura di Ettore Ferrari rimase un elemento chiave nella scena politica romana per circa cinquant’anni. Si distinse costantemente nell’organizzazione di convegni, comitati, manifestazioni politiche e gruppi di pressione, dimostrando sempre una volontà di promuovere il dialogo tra le forze progressiste.

Tra i suoi monumenti più significativi ricordiamo quelli dedicati a Giuseppe Garibaldi a Vicenza (1886), Pisa (1892), Tortona (1895), Rovigo (1897), Macerata (1895), Massa Marittima (1904), Cortona (1895) e Bevagna, oltre a quello eretto in onore di Antonio Meucci a Staten Island, New York (1923). 

Tuttavia, i monumenti che consolidarono la fama di Ferrari sono quelli a Roma: il Giordano Bruno del 1887 a Campo de’ Fiori e il Giuseppe Mazzini (1902-1911, ma concepito già dal 1890) sull’Aventino. Infine, la sua impronta nella storia dell’Università Popolare di Milano è indelebile, avendo fondato l’istituzione nel 1901, incarnando così il suo impegno per l’istruzione e la diffusione del sapere nella città.

Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio (1863-1938), noto come il Vate, ha incarnato l’essenza del poeta della vita avventurosa, del gesto bello ed eroico, della forza e della tenacia, non solo per l’Italia ma per l’intero mondo.

Celebre per le sue imprese belliche, tra cui spicca la conquista di Fiume, D’Annunzio ha successivamente scelto il ritiro nella sua casa museo di Gardone Riviera, dove riposa ancora oggi accanto ai suoi leali legionari della spedizione di Fiume.

Il 5 gennaio 1901, durante l’inaugurazione dell’Università Popolare di Milano, D’Annunzio tenne un appassionato intervento presso il teatro Olimpia, diventando in seguito uno degli oratori più rinomati dell’Università. Il poeta audace e temerario è oggi onorato con il riconoscimento più prestigioso conferitogli dall’Università Popolare

Benedetto Croce

Benedetto Croce (1866-1952), filosofo e letterato, si erge come simbolo dell’antifascismo sociale e culturale, maestro di estetica e profondo studioso del pensiero hegeliano. La sua figura rimane al centro del dibattito culturale italiano del XX secolo.

Particolarmente significativo è stato il sodalizio intellettuale con il filosofo Giovanni Gentile, seppur le loro strade si separarono quando Gentile aderì al fascismo. Lo spirito ha indubbiamente occupato un ruolo centrale nella vita e nel pensiero di Benedetto Croce, che ha sempre rivendicato con determinazione la distinzione e l’autonomia delle varie forme dello spirito.

In onore di questo illustre collaboratore, l’Università Popolare ha istituito un premio internazionale a lui dedicato, insieme a un comitato apposito. Annualmente, una giuria qualificata seleziona personalità nel mondo che hanno significativamente contribuito alla cultura, all’arte e alla ricerca, alimentando il tessuto culturale e promuovendo la collaborazione e la formazione tra i paesi.

Luigi Einaudi

Luigi Numa Lorenzo Einaudi (1874 – 1961) è universalmente noto come il secondo Presidente della Repubblica Italiana e membro dell’Assemblea Costituente. Celebre economista e giornalista straordinario, Einaudi fu un fervente sostenitore delle dottrine liberali, conducendo una battaglia costante e vigorosa per moralizzare la vita parlamentare durante la sua carriera politica.

Difensore inflessibile della lira, fronteggiò con determinazione la crescente minaccia di concentrazione di potere economico, promuovendo costantemente la concorrenza attraverso interventi legislativi volti a tutelare e ripristinare la libertà di mercato.

Luigi Einaudi si distinse come un collaboratore prezioso dell’Università Popolare; il suo profondo senso morale, l’impegno nel lavoro e nello studio, insieme alla valorizzazione della libertà come strumento di crescita e miglioramento, sono alcuni dei doni inestimabili che ha lasciato come eredità nella visione della società e nell’ambito formativo dell’ateneo lombardo. 

Carlo Ravasio

Carlo Ravasio (1897-1979) occupò la posizione di presidente, sebbene più appropriato definirlo commissario, dell’Università Popolare di Milano durante l’oscura era fascista.Impegnato politico, poeta e giornalista, Ravasio si unì ai fasci fin dal 1921; la sua attività artistica personale fu costantemente dedicata al servizio del fascismo, persino scrivendo inni celebrativi per il regime.

Alla guida di riviste fasciste come “Nuovo Araldo” e “Popolo di Lombardia”, Ravasio curò anche la Terza pagina del giornale “Popolo d’Italia”. Sostenitore della Repubblica Sociale Italiana, all’epilogo della guerra si allontanò definitivamente dalla scena politica.

Tina Lagostena Bassi

Tina Lagostena Bassi, nata nel 1926 e scomparsa nel 2008, ha ricoperto il ruolo di Rettore fino al suo decesso, ponendo costantemente al centro del suo servizio le necessità del corpo studentesco. Il suo impegno si è concentrato su un’offerta didattica e di studio di altissima qualità, accessibile a tutti, indipendentemente dalle capacità o dalle occupazioni. 

La sua collaborazione con l’Università ha radici negli anni Settanta, quando nel 1979 ha contribuito alla fondazione dell’Università Popolare di Milano. Tale spinta era intrinseca nella sua persona e nei suoi principi, evidenziati sin dai suoi primi anni come avvocata determinata, quando si batté per le giovani vittime del Circeo, promuovendo una battaglia giuridica contro lo stupro che si trasformò anche in un impegno sociale e culturale.

Le sue arringhe divennero famose per la loro profondità, sobrietà e forza, come un grido sociale, specialmente quando, con determinazione, esponeva le molteplici violenze fisiche e psicologiche subite dalle sue assistite. Questo contribuì significativamente a rompere il muro di silenzio e indifferenza.

Nel 1994, Tina Lagostena Bassi si distinse come uno dei parlamentari più stimati alla Camera dei deputati, per poi assumere nel 2006 il ruolo di Rettore Magnifico dell’Università. Ha svolto questo incarico con passione, competenza e determinazione, concludendolo purtroppo nel 2008 con la sua scomparsa, lasciando un grande vuoto nei cuori di tutti gli appartenenti all’Università Popolare degli Studi di Milano.

Giancarlo Rinaldi 

Giancarlo Rinaldi, nato a Napoli il 9 marzo 1952, ha intrapreso un percorso accademico laureandosi in Filosofia nel 1974 con una tesi incentrata sulle Religioni del Mondo Classico.

La sua carriera accademica ha avuto inizio presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, dove ha operato come assistente alla Cattedra di Storia Greca e Romana. Successivamente, dal 1 novembre 1994, ha continuato il suo servizio come ricercatore presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, nel Dipartimento di Studi Asiatici.

La specializzazione di Rinaldi si concentra sulla storia religiosa dell’Impero Romano, con particolare attenzione al cristianesimo antico nelle province orientali, ai conflitti religiosi, al confronto tra paganesimo e cristianesimo, nonché alle relazioni tra le comunità cristiane e il potere politico.

Nel 1978, ha fondato l’Associazione per lo Studio e la Divulgazione dell’Archeologia Biblica, successivamente ribattezzata Centro Studi sulle Civiltà e le Religioni del Mediterraneo, riconosciuta dalla Regione Campania come Ente di notevole rilievo culturale. Nel 1995, con il supporto del Cartello degli Industriali dei Castelli Romani, ha istituito il Centro Internazionale per lo Studio della Civiltà dei Severi, assumendone anche la presidenza.

Nel 1996, ha dato vita all’Università Popolare del Tuscolano a Roma, ricoprendo la carica di presidente fino al 2001. Mostrando un impegno particolare nel campo dell’Educazione degli Adulti, è stato presidente della Confederazione Nazionale delle Università Popolari Italiane (C.N.U.P.I.) dal 1997 al 2007. 

Questo Ente ha ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica attraverso un decreto del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica ed è stato accreditato per la Formazione del Personale della Scuola dal Ministero competente. Attualmente, Giancarlo Rinaldi è il presidente del Centro per l’Alta Formazione Integrata, focalizzato sullo svolgimento di Master Universitari in collaborazione tra Atenei di Stato e Enti di Formazione privati.

Marco Grappeggia

Marco Grappeggia inizia il suo percorso di studi in Italia e successivamente decide di ampliare le sue prospettive trasferendosi a New York City, dove completa il suo percorso accademico alla Columbia University – programma ALP. 

Attraverso questo percorso, affina le sue competenze linguistiche in inglese e raggiunge brillantemente gli obiettivi accademici prefissati. In un secondo momento, ottiene il suo B.A. e prosegue con successo gli studi fino a conseguire un Ms. Nel 1995, contribuisce alla fondazione della UIBS ad Abijan, continuando parallelamente il suo percorso di studi.

Dal 2005, Marco Grappeggia ricopre il ruolo di presidente dell’Università Popolare degli Studi di Milano. Questa posizione istituzionale lo incarica della gestione e direzione delle relazioni e dell’organizzazione dell’Ateneo. Grazie a queste relazioni, l’università ha potuto instaurare contatti e collaborazioni accademiche e formative in diverse parti del mondo.

La responsabilità di Marco Grappeggia riguarda le relazioni e le collaborazioni con altre università italiane ed estere, con le quali ha stipulato accordi nell’ambito delle ricerche scientifiche e per agevolare lo scambio di docenti, studenti e ricercatori.

La storia dell’Università Popolare degli Studi di Milano

Dopo la sezione sui personaggi più illustri, il sito fornisce al lettore una full immersion tra le tappe più significative che hanno consentito la nascita dell’Università Popolare degli Studi di Milano. 

Raccontare la storia dell’Università Popolare di Milano è un’impresa affascinante ma ardua, un viaggio di oltre un secolo intrecciato con la vita e la crescita della città lombarda. Quando è stata fondata l’Università Popolare degli Studi di Milano?

Nel lontano 1° marzo 1901, l’Università Popolare ha iniziato la sua attività in Via Ugo Foscolo 5, fondata da Ettore Ferrari nel 1900. Il poeta Gabriele D’Annunzio, il Vate, ha pronunciato il discorso inaugurale, dando vita e linfa all’istituzione.

Mentre D’Annunzio infondeva vita all’Università Popolare con il suo appassionato intervento, Milano viveva momenti di risonanza storica, tra la morte di Giuseppe Verdi e la conclusione del celebre dipinto “Il Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo. Nel 1901, la città meneghina contava 491.460 abitanti, e in un periodo di fervente fermento sociale, 11000 muratori scioperavano a maggio, riunendosi prima al Castello e poi all’Arena.

Il 18 giugno, l’Albergo popolare di Via Marco d’Oggiono veniva inaugurato, rifacendosi alle Rowton Houses di Londra. Il 23 giugno, lo scultore Ettore Ferrari inaugurava il monumento a Carlo Cattaneo in largo Santa Margherita, con il bassorilievo che raffigurava il rifiuto dell’armistizio da parte di Cattaneo.

L’8 ottobre, il nuovo palazzo della Borsa, poi Palazzo della Posta, in Piazza Cordusio 1, progettato da L. Broggi e C. Nava, veniva inaugurato. Quest’anno straordinario, dal punto di vista sociale, economico e urbanistico, si chiudeva il 24 ottobre con l’approvazione del progetto degli Uffici municipali d’Igiene e Sanità in Via Palermo, progettato da Giannino Ferrini e completato nel 1904.

La distanza di questi anni ci mostra la complessità e l’evoluzione della città, mentre l’Università Popolare, con saggezza e compostezza, ha adottato il detto veneziano: “prima di parlare, taci”. Attraverso i decenni, l’Università ha affrontato e guidato i grandi movimenti sociali di Milano, offrendo risposte culturali e formative, e consentendo a tutti di non sentirsi soli nel mondo e di mantenersi competitivi nel mercato del lavoro.

La crescita industriale di Milano ha posto l’Università di fronte a sfide culturali e formative straordinarie. Attraverso corsi culturali e l’insegnamento di mestieri, l’Università ha contribuito a far uscire dalla povertà molti studenti, offrendo loro una formazione dignitosa e strumenti per decifrare i cambiamenti sociali. La sua storia si intreccia con realtà sociali e culturali come la Società Cooperativa Edificatrice di Case Operaie e la Società Umanitaria.

L’Università ha resistito anche ai periodi difficili, come il buio periodo fascista, subendo un commissariamento che ha temporaneamente frenato la sua missione. Nel primo periodo repubblicano, riprese slancio e arrivò fino agli anni Ottanta, fornendo supporto culturale e formativo in un periodo di forte crescita economica.

Oggi, con grande determinazione, l’Università Popolare prosegue la sua missione formativa, impegnandosi affinché nessuno, indipendentemente dalla condizione sociale, rinunci a crescere culturalmente e socialmente.

Il ruolo delle biblioteche popolari nell’educazione e nella cultura

Il sito propone, poi, la sezione Biblioteche Popolari

La domanda “Perché popolare?” suona spesso con una nota di curiosità e qualche dubbio. La risposta, in realtà, è più semplice di quanto si possa pensare: il termine “popolare” si riferisce a una cultura meno formale, che scende dai salotti degli eruditi per elevare l’informazione, l’istruzione e la cultura delle fasce più svantaggiate.

Le biblioteche popolari non sono semplici raccolte di libri, ma veri e propri modelli che si svilupparono in Italia subito dopo l’Unità e negli Stati Uniti nei primi anni del Settecento. Nel lontano 1861, Antonio Bruni fondò a Prato la prima biblioteca circolare, dove i cittadini pagavano una tassa di 30 centesimi per usufruire del servizio.

Nel 1903, a Milano, grazie alla spinta della Società Umanitaria, nacque il consorzio per le biblioteche popolari, con l’Università Popolare, la Società Promotrice delle Biblioteche Popolari, il Comune di Milano e la Cassa di Risparmio tra i primi ad aderire.

Nel 1908, a Roma, si tenne il Congresso Nazionale che portò alla creazione della Federazione Italiana delle Biblioteche Popolari, curato da figure illustri come Filippo Turati, Cesare Saldini e Vittorio Emmanuele Orlando. Non da meno l’instancabile Augusto Osimo, direttore generale della Società Umanitaria, che si assunse il compito di finanziatrice.

Nonostante l’ingerenza del regime fascista nel 1932 con la creazione dell’Ente Nazionale per le Biblioteche Popolari e Scolastiche, la Federazione mantenne vivo l’impegno. La rinascita dopo la liberazione fu stimolata dall’Organizzazione per l’Educazione, la Scienza e la Cultura delle Nazioni Unite. Il British Council offrì un prezioso aiuto, organizzando corsi residenziali per la formazione di aspiranti bibliotecari nel 1954.

La storia delle biblioteche popolari ha conosciuto momenti di riflessione, come nel Primo Congresso Nazionale della Cultura Popolare a Firenze nel 1947. Qui, si propose la ricostituzione della Federazione delle Biblioteche Popolari, che, firmato dall’avv. Emiliano dell’Università Popolare di Milano e dal dott. Mario Melino della Società Umanitaria di Milano, ottenne l’approvazione all’unanimità.

Fu la Società Umanitaria a portare avanti i desiderata del congresso, con Riccardo Bauer che prese il posto di Filippo Turati come presidente dell’Unione e della Federazione. Una delle loro iniziative fu la pubblicazione del “Repertorio”, una guida bibliografica che elencava i volumi fondamentali per ogni biblioteca popolare. Nonostante le sfide e i cambiamenti politici, il ruolo delle biblioteche popolari ha sempre puntato a diffondere la cultura, rendendo accessibile la conoscenza a tutti.

La rivoluzione culturale dell’università dei lavoratori a Milano

La quarta pagina interna, invece, è dedicata alla spiegazione dell’impatto che l’Università Proletaria Milanese ha avuto sul territorio.

Immaginate un’istituzione accademica completamente dedicata agli umili, agli ultimi e, soprattutto, ai lavoratori. Una visione che prende forma nel 1924 con la nascita dell’Università Proletaria di Milano, un progetto ambizioso votato a diffondere la cultura tra le classi operaie, promuovendo l’elevazione intellettuale del proletariato.

L’articolo fondamentale dell’Università risale al suo statuto del 1924, un testo intriso di spirito formativo e di slancio ideale. Il suo scopo principale era innalzare la mente delle classi lavoratrici alla comprensione dei problemi più complessi, dall’ambito politico a quello artistico e scientifico.

Un elemento chiave fu la stretta connessione con le associazioni del dopo lavoro, vere e proprie socie fondatrici dell’Università Proletaria. Queste associazioni, preoccupate del tempo libero dei lavoratori al termine della giornata, fornirono il terreno fertile per la nascita di quest’istituzione.

Con il motto che anche i più poveri hanno diritto a un’istruzione di qualità, l’Università Proletaria ha aperto nuovi orizzonti nella formazione milanese. La formazione, una volta riservata ai benestanti, si è estesa ora anche alla forza lavoro.

Un aspetto interessante che si è sviluppato durante questo periodo fu la dicotomia culturale tra la “scuola dei poveri” e la “scuola dei ricchi”, teorizzata in una relazione tenuta nel 1925 da Augusto Monti all’Università Proletaria di Milano, intitolata “La scuola dei servi e la scuola dei padroni”.

Tra i docenti di questa università troviamo figure di prestigio come il socialista Carlo Rosselli. Invitato a tenere un corso di economia politica nel 1925, Rosselli accettò l’offerta con grande entusiasmo, confermando l’impegno dell’Università Proletaria nell’offrire una formazione di alto livello anche ai lavoratori.

Ovviamente, il contesto politico e sociale degli anni ’20 a Milano ha contribuito in modo significativo allo sviluppo dell’Università Proletaria. L’effervescenza dei movimenti popolari e sindacali, unita alle lotte per i diritti dei lavoratori, ha plasmato la missione di questa istituzione.

Il complesso scenario dell’Università Popolare durante il Ventennio Fascista

La piattaforma dell’Università Popolare degli Studi, poi, porta i suoi lettori in un viaggio all’indietro, ricordando tutte le difficoltà vissute durante il ventennio fascista in Italia. La sezione prende il nome di Istituto di Cultura Fascista.

Nel corso del difficile periodo fascista, l’Università Popolare di Milano si trovò al centro di tumultuose controversie, tanto che il governo fascista decise di commissariarla rapidamente.

Nel settembre del 1922, il Consiglio dell’Università Popolare fu convocato d’urgenza per discutere del trasferimento del Congresso della Cultura Popolare da Napoli a Milano. La fretta fu dovuta alle minacce fasciste rivolte a Turati, il quale era minacciato di non poter partecipare al congresso nei locali dell’Università.

Parallelamente, per l’apertura dell’anno accademico, l’Università Popolare di Milano aveva invitato Guglielmo Ferrero, rinomato oratore e sociologo, noto per le sue vedute positiviste. Ferrero, allievo di Cesare Lombroso, fu uno dei sostenitori delle università popolari come strumento di divulgazione scientifica, aperte sia ai socialisti che ai clericali.

Nonostante le pressioni, le iscrizioni continuarono a crescere, e nel 1924 il Consiglio dell’Università Popolare inserì con voto unanime la clausola che sanciva il vessillo sociale come bandiera d’Italia con lo stemma di Milano e dell’Università. Questo simbolo avrebbe segnato gli eventi dell’associazione, della città e della patria.

Con il cambio di scenario politico, l’assemblea del dicembre 1926 vide l’iscrizione in massa dei fascisti, segnando il passaggio dell’Università Popolare al regime. Il Bollettino dell’Università Popolare uscì con il fascio littorio impresso, i soci divennero semplici uditori, e il Consiglio fu designato dalle autorità fasciste.

Così, l’Università Popolare di Milano, oggi Università Popolare degli Studi di Milano, aderì alla progettazione culturale fascista, rappresentandone un protagonista per quel periodo. Oggigiorno, conserva testimonianze storiche nel museo dell’Università Popolare di Milano.

Nascita e crescita dell’Università Popolare di Milano nel 1979

La sezione successiva è, invece, denominata Milano 79Spesso, di fronte a una separazione, si tende a percepire il momento come un sintomo di dissidio o insoddisfazione, senza considerare che può anche rappresentare un’opportunità di esplorare nuovi orizzonti, affrontare diverse sfide o rispondere a domande ancora senza soluzione.

Questa prospettiva è emersa chiaramente nel caso dell’Università Popolare di Milano 1979, un’associazione culturale indipendente nata sotto la guida del professore Bernardo Rizzi, un imprenditore nel settore dell’istruzione superiore internazionale. Benché mantenga legami con il gruppo principale, essa opera autonomamente e non ne è parte integrante.

Fondata nel 1979 come istituzione dedicata all’educazione degli adulti, l’Università Popolare di Milano si è proposta di offrire opportunità di formazione culturale e professionale ai cittadini milanesi che non avevano avuto accesso all’università o a programmi di istruzione superiore.

Nel corso degli anni, l’Università Popolare di Milano ha ampliato la sua offerta formativa, fornendo corsi nelle discipline di lingue straniere, letteratura, filosofia, storia, economia e scienze sociali. Docenti qualificati provenienti da università, centri di ricerca e altre istituzioni accademiche hanno arricchito l’esperienza di apprendimento degli studenti.

Nel 1995, l’Università ha ottenuto il riconoscimento ufficiale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca come istituzione di istruzione superiore non universitaria. Da allora, ha continuato a migliorare e a espandere la sua offerta formativa, incluso il passaggio all’istruzione online per adeguarsi alle nuove esigenze.

L’Università Popolare di Milano opera in modo indipendente, con sede in via Terraggio, Milano, e si concentra sugli studi della terza età, fornendo un contributo significativo all’ambiente accademico e didattico.

L’evoluzione dell’Università Popolare di Milano, un cammino verso l’eccellenza

La sezione La Nostra Università, invece, descrive l’offerta formativa attuale, che l’ateneo offre ai suoi studenti. L’Università Popolare di Milano (UPM), tra le istituzioni più antiche e prestigiose di Milano, ha tracciato il suo percorso sin dalla fondazione nel 1901.

L’organizzazione educativa si dedica alla fornitura di corsi e programmi di formazione accessibili per adulti a costi contenuti, specialmente per coloro che non hanno avuto accesso all’istruzione formale o desiderano continuare il proprio percorso di apprendimento e sviluppo personale e professionale.

L’ampia gamma di corsi offerti da UPM, spaziando dalle lingue straniere all’arte, dall’informatica all’economia, riflette l’impegno nell’offrire opportunità educative a persone di tutte le età e livelli di istruzione. La presenza di docenti altamente qualificati contribuisce a creare un ambiente di apprendimento stimolante.

Oltre all’aspetto formativo, l’Università Popolare di Milano rappresenta un punto d’incontro e scambio culturale, promuovendo l’interazione tra studenti provenienti da diverse parti del mondo e con background sociali e culturali diversificati. La sua influenza si estende ben oltre Milano, contribuendo alla promozione dell’educazione e della cultura in tutta Italia.

Un capitolo significativo nella storia dell’Università è rappresentato dalle gestioni del giudice Lagostena Bassi, conosciuta affettuosamente come Tina, e di Marco Grappeggia, entrambi ricoprendo la carica di Magnifico Rettore. La loro leadership ha guidato l’istituzione verso una crescita stabile e affidabile, sempre mettendo al primo posto gli interessi degli studenti e il loro diritto all’istruzione.

Il contributo straordinario di Tina Lagostena Bassi e Marco Grappeggia è stato riconosciuto ufficialmente attraverso un provvedimento del MIUR firmato dal sottosegretario Onorevole Guido Viceconte.

Tale decreto, datato 14 ottobre 2011 (Prot. 313 MIUR), rappresenta una pietra miliare nel diritto all’istruzione, riconoscendo l’Università Popolare di Milano come affiliata alla University of United Popolar Nations, con sede a Ouagadougou. È altresì designata come partner ufficiale delle Università di Stato di Ouagadougou (Burkina Faso) e di Stato Bouakè (Costa d’Avorio).

Questo riconoscimento sottolinea come la storia dell’Università Popolare di Milano si intrecci con le dinamiche culturali e formative di un continente in crescita come l’Africa. Un lavoro incessante e dedicato, guidato dalla passione, ha portato al rilascio di titoli accademici, dando ulteriore valore alla variegata offerta formativa dell’istituto.

Evoluzione della cultura e della formazione, l’ispirazione di Bigino e Bignami

La sezione successiva, invece, è denominata Le Pubblicazioni. In ogni percorso accademico, i nomi Bigino e Bignami rappresentano una tappa fondamentale. Oltre all’omofonia che li caratterizza, essi simboleggiano un metodo di studio unico, ma estremamente pratico ed efficace. Questo approccio consisteva nella creazione di dettagliati riassunti su ogni materia, noti come “bignami”, e in particolare per i classici greci e latini, chiamati “bigini”.

Un dettaglio affascinante e poco conosciuto è che l’Università Popolare di Milano fu la pioniera nell’utilizzare questo metodo attraverso pubblicazioni apposite. Coloro che si avventureranno nella ricerca in vecchie scatole dei loro nonni potrebbero scoprire libretti raffinati dalla copertina rossa, che condensavano in modo utile e pregevole il contenuto dei corsi dell’Università Popolare di Milano.

Questi libretti divennero presto ambiti non solo come uno status symbol, ma addirittura opere ricercate dai collezionisti. La copertina rossa rappresentava la libertà di cultura e formazione, diventando il simbolo, per alcuni, della voglia di studiare di chi aveva pochi mezzi ma grande tenacia.

Ancora oggi, l’Università Popolare di Milano continua a offrire riassunti dei propri corsi, facilitando l’apprendimento e aiutando gli studenti a concentrarsi sui principi e le nozioni più importanti. Questo metodo stimola la memorizzazione dei concetti chiave e favorisce il ragionamento logico-deduttivo, fornendo agli studenti una panoramica completa del corso.

Nel lontano 1901, nasceva l’Università Popolare di Milano, un faro di educazione e cultura accessibile a tutti, indipendentemente dalla classe sociale o dal livello di istruzione. Attraverso il susseguirsi degli anni, l’ateneo ha abbracciato la sua missione, lanciando numerosi programmi di formazione rivolti sia ai cittadini italiani che a quelli stranieri.

Particolare attenzione è stata dedicata alle sfide dell’Africa e delle sue comunità immigrate in Italia. L’Università Popolare di Milano ha orchestrato iniziative come corsi sulla lingua e cultura africana, seminari e conferenze tematiche, proiezioni di film e documentari, oltre a attività di solidarietà e sostegno alle comunità africane.

La collaborazione tra l’Università Popolare di Milano e varie organizzazioni africane, insieme alle istituzioni italiane ed europee, è stata fondamentale per la promozione della cultura e della formazione in Africa. Questa storia di inclusione e impegno è il cuore pulsante di un’istituzione che si dedica a plasmare un futuro di conoscenza e comprensione globale.

Innovazione, leadership e impegno internazionale: l’Università Popolare di Milano oggi

L’Università Oggi è la penultima sezione del sito web Museo online dell’Università popolare degli Studi di Milano. L’Università Popolare di Milano, fondata nel lontano 1901, oggi si distingue per la sua attenzione acuta alle trasformazioni sociali in corso e alle mutevoli esigenze formative del mondo del lavoro.

Questo successo è frutto di un impegno straordinario articolato su tre fronti cruciali: la partecipazione attiva alla Conferenza Nazionale delle Università Popolari Italiane (CNUPI), il brillante mandato dell’avvocato Tina Lagostena Bassi come Magnifico Rettore, e l’inconfondibile vocazione internazionale che da sempre caratterizza l’ateneo.

La CNUPI, fondata nel 1980, si impegna nella promozione dell’educazione permanente e continua. Ogni anno organizza una conferenza nazionale che riunisce rappresentanti di università popolari italiane, associazioni di volontariato e stakeholder vari, per discutere temi cruciali come formazione professionale, alfabetizzazione digitale, cittadinanza attiva, cultura, arte, ambiente e sviluppo sostenibile.

La figura di spicco di Tina Lagostena Bassi, avvocato e attivista politica, è stata fondamentale per il successo dell’Università. La sua dedizione ha portato al riconoscimento dei titoli di studio attraverso il Provvedimento 313/11, recependo integralmente la Convenzione di Lisbona. Questo importante passo è stato un omaggio non solo al lavoro dell’Università ma anche alla sua leadership.

L’Università Popolare di Milano ha sviluppato relazioni internazionali con istituzioni formative, organizzazioni non governative e movimenti sociali. Questa vocazione internazionale si è concretizzata nel concetto affascinante di “University Without Walls” (Università senza mura), introdotto negli anni ’70. Quest’idea sottolinea l’impegno dell’UPM a fornire educazione aperta a tutti, superando le barriere tradizionali attraverso corsi, laboratori e workshop.

L’Università Popolare di Milano ha instaurato stretti legami internazionali con istituzioni analoghe in Europa, America Latina, Asia e Africa. Attivamente coinvolta in progetti e programmi di scambio studentesco e docente, cooperazione e sviluppo, e promozione dell’educazione e della cultura, l’ateneo milanese si è distinto nel panorama accademico globale.

In aggiunta, sono state stabilite partnership e accordi con organizzazioni non governative e movimenti sociali, con l’obiettivo di stimolare la partecipazione attiva e la cittadinanza consapevole. L’Università Popolare di Milano si impegna a incoraggiare le persone a diventare agenti di cambiamento nelle proprie comunità attraverso la formazione, l’informazione e la mobilitazione.

Rappresentando un modello di istruzione non formale, l’Università Popolare di Milano supera le tradizionali barriere dell’istruzione, promuovendo l’accessibilità dell’educazione e della formazione per tutti. La sua concezione di “University Without Walls” enfatizza l’importanza dell’apprendimento e della conoscenza come catalizzatori per il cambiamento sociale e la partecipazione attiva dei cittadini.

Il marchio, un patrimonio di eccellenza e affidabilità

Infine, il sito si chiude con una spiegazione sulla storia e sull’importanza del marchio dell’Università Popolare degli Studi di Milano.

Affrontare il discorso sul marchio e sulla sua tutela è una questione di primaria importanza. Il diritto del marchio, una branca legale del diritto commerciale, si occupa della salvaguardia legale di un segno distintivo utilizzato per identificare e differenziare i prodotti o servizi di un’azienda da quelli di altre.

In sostanza, il diritto del marchio preserva il nome, il logo, il design o qualsiasi altro elemento distintivo che identifica un’azienda o i suoi prodotti e servizi. Questo diritto concede all’azienda l’esclusiva nell’utilizzo del marchio e impedisce ad altri di farne uso senza autorizzazione.

La registrazione del marchio presso l’ufficio brevetti e marchi è il mezzo principale per garantirne la protezione legale. Il detentore del marchio può quindi far valere i propri diritti contro usi non autorizzati del marchio, vietando ad altre aziende l’uso di un marchio simile o identico per prodotti o servizi analoghi, prevenendo così confusioni tra i consumatori.

Negli ultimi anni, si è assistito a un diffuso e talvolta disinvolto utilizzo del termine “università”, una denominazione che ha abbracciato persino brevi corsi mirati a fornire una sommaria panoramica dei contenuti. Tuttavia, la qualità del docente è fondamentale, proprio come richiesto da un’istituzione universitaria.

La domanda chiave è: chi è legittimato a utilizzare il titolo “università”? Come dovrebbe essere impiegato questo termine? Un esempio significativo è rappresentato dall’Università della Terza Età, un’iniziativa meritoria ma che, forse, sminuisce l’essenza universale del termine.

Limitare il suo utilizzo a un singolo gruppo demografico potrebbe privare il nome “università” della sua connotazione universalistica. Le questioni sottese a queste definizioni e limitazioni sollevano un dibattito essenziale: chi decide? Come si può concordare su aspetti apparentemente banali ma di vitale importanza?

Il decreto-legge n.580 del 1° ottobre 1973, successivamente convertito in legge, fornisce un interessante spunto: lo Stato è l’unico ente autorizzato a conferire il titolo di università. Questa normativa mette in guardia chiunque dal fregiarsi di tale titolo senza il dovuto riconoscimento statale.

La Confederazione Nazionale delle Università Popolari Italiane (CNUPI), di cui fa parte l’Università Popolare di Milano, sostiene il diritto pieno di utilizzare il termine “università”. Questo diritto è garantito anche dal riconoscimento di personalità giuridica ottenuto dalla CNUPI tramite un decreto-legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nel n.203 del 30 ottobre 1991. Pertanto, tutte le associate della Confederazione godono del diritto di adottare la dicitura “Università popolare”.

L’intenzione del legislatore è chiara: riconoscere non solo la denominazione, ma anche il ruolo e il rilievo storico avuto in Italia dalle antiche Università popolari, sorte tra il XIX e il XX secolo, e che diedero vita alla Confederazione delle Università Popolari Italiane.

Rivendicando la continuità storica, le associate alla Confederazione affermano con ragione il diritto di utilizzare il termine “università”. Tuttavia, escludono con forza e determinazione quelle associazioni che abusano impropriamente del titolo “università”, siano esse anche università popolari.

In difesa della lunga e prestigiosa storia del movimento culturale delle università popolari, l’Università Popolare di Milano ha intrapreso azioni per tutelare tutti i marchi che hanno contribuito a plasmare e a valorizzare il percorso delle Università Popolari.

Con l’eccezione dell’Università Popolare di Milano 1979, sono stati tutelati i marchi di Università Popolare di Milano, Università Popolare Milanese, Università Proletaria Milanese e Università Popolare degli Studi di Milano.

Per l’Università Popolare di Milano, la tutela del passato rappresenta la migliore assicurazione per un futuro solido e trasparente. Solo riconoscendo la propria grande storia e preservando le origini, si può continuare a indicare con autorevolezza e fermezza la strada futura della formazione per gli studenti.