Università Popolare degli Studi di Milano, una presentazione del sito web del museo online

L’istituzione del museo dell’Università Popolare degli Studi di Milano rappresenta un passo di estrema rilevanza per l’ateneo. Infatti, sarà utile non solo perché fornirà quotidianamente l’opportunità di immergersi nella sua lunga e nobile storia, ma anche perché consentirà di acquisire una comprensione più profonda di come la stessa evolverà e si proietterà verso il futuro.

L’importanza della memoria storica

La piena consapevolezza del passato è fondamentale per comprendere il presente e anticipare le sfide del domani. Il confronto con coloro che, soprattutto professori e collaboratori, hanno iniziato il cammino nei tempi passati e hanno continuato a trasmettere il sapere nei tempi attuali è cruciale. 

Il museo idealmente rappresenta la lunga catena di passaggi, passione, formazione culturale e insegnamento che ha caratterizzato l’Università Popolare di Milano attraverso tutte le sue fasi storiche. Una storia ricca, densa, che si estende per oltre un secolo e abbraccia tutte le sfaccettature del paese: dalle lotte operaie per un lavoro sicuro e giusto accompagnato dalla formazione, ai periodi bui e tristi del fascismo, fino alla nascita della Repubblica e i decenni successivi che hanno segnato la storia contemporanea del nostro paese.

In più, l’istituzione rappresenta un affascinante percorso attraverso la storia dell’istruzione e della formazione in una città straordinaria come Milano. Inoltre, esso narra la storia della città ospitante, in particolare attraverso via Gluck, un luogo che ha scritto pagine importanti nella storia della musica italiana.

Là dove un tempo si estendevano solo prati, ora sorgerà una testimonianza solida e potente della vita intensa di un’Università popolare che ha contribuito alla crescita e alla maturazione della città per più di un secolo. 

Questa istituzione ha educato i suoi abitanti a diventare individui capaci di prendere decisioni nella vita con la giusta cultura e coscienza, trasformandoli in veri cittadini orientati al bene comune e pronti a mettere i bisogni degli altri e della società al di sopra dei propri, consapevoli che la vera crescita si realizza solo quando è inclusiva.

Il Museo dell’Università Popolare di Milano sarà un’occasione per mostrare come nessuno sia mai stato abbandonato o lasciato indietro. In proposito, si ringrazia il Comune di Milano per la preziosa collaborazione e il Prof. Avv. Giovanni Neri, a capo della direzione storica di questa importante iniziativa.

Le pagine interne del sito del museo online dell’Università Popolare degli Studi di Milano

La home page del sito del museo online offrono la possibilità al lettore di comprendere gli obiettivi che la piattaforma si prefigge di raggiungere. Tuttavia, la stessa si compone di diverse pagine interne, che focalizzano la loro attenzione su diverse tematiche e consentono di comprendere cosa sono le Università Popolari.

I protagonisti

La prima pagina del sito si concentra sui protagonisti più illustri che, negli ultimi anni, hanno dato lustro all’ateneo. Sul sito del museo online è possibile trovare:

Ettore Ferrari

Ettore Ferrari (1845-1929) si distinse come individuo e artista dotato di un ingegno poliedrico. Abbandonati gli studi giuridici, iniziò la sua prolifica carriera artistica come incisore e scultore, apprendendo sotto la guida di uno zio paterno. Attivo nel comitato d’azione mazziniano, Ferrari partecipò ai corsi di lettere e giurisprudenza presso l’Università di Roma, diventando anche membro dell’Accademia dell’Arcadia.

La figura di Ettore Ferrari rimase un elemento chiave nella scena politica romana per circa cinquant’anni. Si distinse costantemente nell’organizzazione di convegni, comitati, manifestazioni politiche e gruppi di pressione, dimostrando sempre una volontà di promuovere il dialogo tra le forze progressiste.

Tra i suoi monumenti più significativi ricordiamo quelli dedicati a Giuseppe Garibaldi a Vicenza (1886), Pisa (1892), Tortona (1895), Rovigo (1897), Macerata (1895), Massa Marittima (1904), Cortona (1895) e Bevagna, oltre a quello eretto in onore di Antonio Meucci a Staten Island, New York (1923). 

Tuttavia, i monumenti che consolidarono la fama di Ferrari sono quelli a Roma: il Giordano Bruno del 1887 a Campo de’ Fiori e il Giuseppe Mazzini (1902-1911, ma concepito già dal 1890) sull’Aventino. Infine, la sua impronta nella storia dell’Università Popolare di Milano è indelebile, avendo fondato l’istituzione nel 1901, incarnando così il suo impegno per l’istruzione e la diffusione del sapere nella città.

Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio (1863-1938), noto come il Vate, ha incarnato l’essenza del poeta della vita avventurosa, del gesto bello ed eroico, della forza e della tenacia, non solo per l’Italia ma per l’intero mondo.

Celebre per le sue imprese belliche, tra cui spicca la conquista di Fiume, D’Annunzio ha successivamente scelto il ritiro nella sua casa museo di Gardone Riviera, dove riposa ancora oggi accanto ai suoi leali legionari della spedizione di Fiume.

Il 5 gennaio 1901, durante l’inaugurazione dell’Università Popolare di Milano, D’Annunzio tenne un appassionato intervento presso il teatro Olimpia, diventando in seguito uno degli oratori più rinomati dell’Università. Il poeta audace e temerario è oggi onorato con il riconoscimento più prestigioso conferitogli dall’Università Popolare

Benedetto Croce

Benedetto Croce (1866-1952), filosofo e letterato, si erge come simbolo dell’antifascismo sociale e culturale, maestro di estetica e profondo studioso del pensiero hegeliano. La sua figura rimane al centro del dibattito culturale italiano del XX secolo.

Particolarmente significativo è stato il sodalizio intellettuale con il filosofo Giovanni Gentile, seppur le loro strade si separarono quando Gentile aderì al fascismo. Lo spirito ha indubbiamente occupato un ruolo centrale nella vita e nel pensiero di Benedetto Croce, che ha sempre rivendicato con determinazione la distinzione e l’autonomia delle varie forme dello spirito.

In onore di questo illustre collaboratore, l’Università Popolare ha istituito un premio internazionale a lui dedicato, insieme a un comitato apposito. Annualmente, una giuria qualificata seleziona personalità nel mondo che hanno significativamente contribuito alla cultura, all’arte e alla ricerca, alimentando il tessuto culturale e promuovendo la collaborazione e la formazione tra i paesi.

Luigi Einaudi

Luigi Numa Lorenzo Einaudi (1874 – 1961) è universalmente noto come il secondo Presidente della Repubblica Italiana e membro dell’Assemblea Costituente. Celebre economista e giornalista straordinario, Einaudi fu un fervente sostenitore delle dottrine liberali, conducendo una battaglia costante e vigorosa per moralizzare la vita parlamentare durante la sua carriera politica.

Difensore inflessibile della lira, fronteggiò con determinazione la crescente minaccia di concentrazione di potere economico, promuovendo costantemente la concorrenza attraverso interventi legislativi volti a tutelare e ripristinare la libertà di mercato.

Luigi Einaudi si distinse come un collaboratore prezioso dell’Università Popolare; il suo profondo senso morale, l’impegno nel lavoro e nello studio, insieme alla valorizzazione della libertà come strumento di crescita e miglioramento, sono alcuni dei doni inestimabili che ha lasciato come eredità nella visione della società e nell’ambito formativo dell’ateneo lombardo. 

Carlo Ravasio

Carlo Ravasio (1897-1979) occupò la posizione di presidente, sebbene più appropriato definirlo commissario, dell’Università Popolare di Milano durante l’oscura era fascista.Impegnato politico, poeta e giornalista, Ravasio si unì ai fasci fin dal 1921; la sua attività artistica personale fu costantemente dedicata al servizio del fascismo, persino scrivendo inni celebrativi per il regime.

Alla guida di riviste fasciste come “Nuovo Araldo” e “Popolo di Lombardia”, Ravasio curò anche la Terza pagina del giornale “Popolo d’Italia”. Sostenitore della Repubblica Sociale Italiana, all’epilogo della guerra si allontanò definitivamente dalla scena politica.

Tina Lagostena Bassi

Tina Lagostena Bassi, nata nel 1926 e scomparsa nel 2008, ha ricoperto il ruolo di Rettore fino al suo decesso, ponendo costantemente al centro del suo servizio le necessità del corpo studentesco. Il suo impegno si è concentrato su un’offerta didattica e di studio di altissima qualità, accessibile a tutti, indipendentemente dalle capacità o dalle occupazioni. 

La sua collaborazione con l’Università ha radici negli anni Settanta, quando nel 1979 ha contribuito alla fondazione dell’Università Popolare di Milano. Tale spinta era intrinseca nella sua persona e nei suoi principi, evidenziati sin dai suoi primi anni come avvocata determinata, quando si batté per le giovani vittime del Circeo, promuovendo una battaglia giuridica contro lo stupro che si trasformò anche in un impegno sociale e culturale.

Le sue arringhe divennero famose per la loro profondità, sobrietà e forza, come un grido sociale, specialmente quando, con determinazione, esponeva le molteplici violenze fisiche e psicologiche subite dalle sue assistite. Questo contribuì significativamente a rompere il muro di silenzio e indifferenza.

Nel 1994, Tina Lagostena Bassi si distinse come uno dei parlamentari più stimati alla Camera dei deputati, per poi assumere nel 2006 il ruolo di Rettore Magnifico dell’Università. Ha svolto questo incarico con passione, competenza e determinazione, concludendolo purtroppo nel 2008 con la sua scomparsa, lasciando un grande vuoto nei cuori di tutti gli appartenenti all’Università Popolare degli Studi di Milano.

Giancarlo Rinaldi 

Giancarlo Rinaldi, nato a Napoli il 9 marzo 1952, ha intrapreso un percorso accademico laureandosi in Filosofia nel 1974 con una tesi incentrata sulle Religioni del Mondo Classico.

La sua carriera accademica ha avuto inizio presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, dove ha operato come assistente alla Cattedra di Storia Greca e Romana. Successivamente, dal 1 novembre 1994, ha continuato il suo servizio come ricercatore presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, nel Dipartimento di Studi Asiatici.

La specializzazione di Rinaldi si concentra sulla storia religiosa dell’Impero Romano, con particolare attenzione al cristianesimo antico nelle province orientali, ai conflitti religiosi, al confronto tra paganesimo e cristianesimo, nonché alle relazioni tra le comunità cristiane e il potere politico.

Nel 1978, ha fondato l’Associazione per lo Studio e la Divulgazione dell’Archeologia Biblica, successivamente ribattezzata Centro Studi sulle Civiltà e le Religioni del Mediterraneo, riconosciuta dalla Regione Campania come Ente di notevole rilievo culturale. Nel 1995, con il supporto del Cartello degli Industriali dei Castelli Romani, ha istituito il Centro Internazionale per lo Studio della Civiltà dei Severi, assumendone anche la presidenza.

Nel 1996, ha dato vita all’Università Popolare del Tuscolano a Roma, ricoprendo la carica di presidente fino al 2001. Mostrando un impegno particolare nel campo dell’Educazione degli Adulti, è stato presidente della Confederazione Nazionale delle Università Popolari Italiane (C.N.U.P.I.) dal 1997 al 2007. 

Questo Ente ha ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica attraverso un decreto del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica ed è stato accreditato per la Formazione del Personale della Scuola dal Ministero competente. Attualmente, Giancarlo Rinaldi è il presidente del Centro per l’Alta Formazione Integrata, focalizzato sullo svolgimento di Master Universitari in collaborazione tra Atenei di Stato e Enti di Formazione privati.

Marco Grappeggia

Marco Grappeggia inizia il suo percorso di studi in Italia e successivamente decide di ampliare le sue prospettive trasferendosi a New York City, dove completa il suo percorso accademico alla Columbia University – programma ALP. 

Attraverso questo percorso, affina le sue competenze linguistiche in inglese e raggiunge brillantemente gli obiettivi accademici prefissati. In un secondo momento, ottiene il suo B.A. e prosegue con successo gli studi fino a conseguire un Ms. Nel 1995, contribuisce alla fondazione della UIBS ad Abijan, continuando parallelamente il suo percorso di studi.

Dal 2005, Marco Grappeggia ricopre il ruolo di presidente dell’Università Popolare degli Studi di Milano. Questa posizione istituzionale lo incarica della gestione e direzione delle relazioni e dell’organizzazione dell’Ateneo. Grazie a queste relazioni, l’università ha potuto instaurare contatti e collaborazioni accademiche e formative in diverse parti del mondo.

La responsabilità di Marco Grappeggia riguarda le relazioni e le collaborazioni con altre università italiane ed estere, con le quali ha stipulato accordi nell’ambito delle ricerche scientifiche e per agevolare lo scambio di docenti, studenti e ricercatori.

La storia dell’Università Popolare degli Studi di Milano

Dopo la sezione sui personaggi più illustri, il sito fornisce al lettore una full immersion tra le tappe più significative che hanno consentito la nascita dell’Università Popolare degli Studi di Milano. 

Raccontare la storia dell’Università Popolare di Milano è un’impresa affascinante ma ardua, un viaggio di oltre un secolo intrecciato con la vita e la crescita della città lombarda. Quando è stata fondata l’Università Popolare degli Studi di Milano?

Nel lontano 1° marzo 1901, l’Università Popolare ha iniziato la sua attività in Via Ugo Foscolo 5, fondata da Ettore Ferrari nel 1900. Il poeta Gabriele D’Annunzio, il Vate, ha pronunciato il discorso inaugurale, dando vita e linfa all’istituzione.

Mentre D’Annunzio infondeva vita all’Università Popolare con il suo appassionato intervento, Milano viveva momenti di risonanza storica, tra la morte di Giuseppe Verdi e la conclusione del celebre dipinto “Il Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo. Nel 1901, la città meneghina contava 491.460 abitanti, e in un periodo di fervente fermento sociale, 11000 muratori scioperavano a maggio, riunendosi prima al Castello e poi all’Arena.

Il 18 giugno, l’Albergo popolare di Via Marco d’Oggiono veniva inaugurato, rifacendosi alle Rowton Houses di Londra. Il 23 giugno, lo scultore Ettore Ferrari inaugurava il monumento a Carlo Cattaneo in largo Santa Margherita, con il bassorilievo che raffigurava il rifiuto dell’armistizio da parte di Cattaneo.

L’8 ottobre, il nuovo palazzo della Borsa, poi Palazzo della Posta, in Piazza Cordusio 1, progettato da L. Broggi e C. Nava, veniva inaugurato. Quest’anno straordinario, dal punto di vista sociale, economico e urbanistico, si chiudeva il 24 ottobre con l’approvazione del progetto degli Uffici municipali d’Igiene e Sanità in Via Palermo, progettato da Giannino Ferrini e completato nel 1904.

La distanza di questi anni ci mostra la complessità e l’evoluzione della città, mentre l’Università Popolare, con saggezza e compostezza, ha adottato il detto veneziano: “prima di parlare, taci”. Attraverso i decenni, l’Università ha affrontato e guidato i grandi movimenti sociali di Milano, offrendo risposte culturali e formative, e consentendo a tutti di non sentirsi soli nel mondo e di mantenersi competitivi nel mercato del lavoro.

La crescita industriale di Milano ha posto l’Università di fronte a sfide culturali e formative straordinarie. Attraverso corsi culturali e l’insegnamento di mestieri, l’Università ha contribuito a far uscire dalla povertà molti studenti, offrendo loro una formazione dignitosa e strumenti per decifrare i cambiamenti sociali. La sua storia si intreccia con realtà sociali e culturali come la Società Cooperativa Edificatrice di Case Operaie e la Società Umanitaria.

L’Università ha resistito anche ai periodi difficili, come il buio periodo fascista, subendo un commissariamento che ha temporaneamente frenato la sua missione. Nel primo periodo repubblicano, riprese slancio e arrivò fino agli anni Ottanta, fornendo supporto culturale e formativo in un periodo di forte crescita economica.

Oggi, con grande determinazione, l’Università Popolare prosegue la sua missione formativa, impegnandosi affinché nessuno, indipendentemente dalla condizione sociale, rinunci a crescere culturalmente e socialmente.

Il ruolo delle biblioteche popolari nell’educazione e nella cultura

Il sito propone, poi, la sezione Biblioteche Popolari

La domanda “Perché popolare?” suona spesso con una nota di curiosità e qualche dubbio. La risposta, in realtà, è più semplice di quanto si possa pensare: il termine “popolare” si riferisce a una cultura meno formale, che scende dai salotti degli eruditi per elevare l’informazione, l’istruzione e la cultura delle fasce più svantaggiate.

Le biblioteche popolari non sono semplici raccolte di libri, ma veri e propri modelli che si svilupparono in Italia subito dopo l’Unità e negli Stati Uniti nei primi anni del Settecento. Nel lontano 1861, Antonio Bruni fondò a Prato la prima biblioteca circolare, dove i cittadini pagavano una tassa di 30 centesimi per usufruire del servizio.

Nel 1903, a Milano, grazie alla spinta della Società Umanitaria, nacque il consorzio per le biblioteche popolari, con l’Università Popolare, la Società Promotrice delle Biblioteche Popolari, il Comune di Milano e la Cassa di Risparmio tra i primi ad aderire.

Nel 1908, a Roma, si tenne il Congresso Nazionale che portò alla creazione della Federazione Italiana delle Biblioteche Popolari, curato da figure illustri come Filippo Turati, Cesare Saldini e Vittorio Emmanuele Orlando. Non da meno l’instancabile Augusto Osimo, direttore generale della Società Umanitaria, che si assunse il compito di finanziatrice.

Nonostante l’ingerenza del regime fascista nel 1932 con la creazione dell’Ente Nazionale per le Biblioteche Popolari e Scolastiche, la Federazione mantenne vivo l’impegno. La rinascita dopo la liberazione fu stimolata dall’Organizzazione per l’Educazione, la Scienza e la Cultura delle Nazioni Unite. Il British Council offrì un prezioso aiuto, organizzando corsi residenziali per la formazione di aspiranti bibliotecari nel 1954.

La storia delle biblioteche popolari ha conosciuto momenti di riflessione, come nel Primo Congresso Nazionale della Cultura Popolare a Firenze nel 1947. Qui, si propose la ricostituzione della Federazione delle Biblioteche Popolari, che, firmato dall’avv. Emiliano dell’Università Popolare di Milano e dal dott. Mario Melino della Società Umanitaria di Milano, ottenne l’approvazione all’unanimità.

Fu la Società Umanitaria a portare avanti i desiderata del congresso, con Riccardo Bauer che prese il posto di Filippo Turati come presidente dell’Unione e della Federazione. Una delle loro iniziative fu la pubblicazione del “Repertorio”, una guida bibliografica che elencava i volumi fondamentali per ogni biblioteca popolare. Nonostante le sfide e i cambiamenti politici, il ruolo delle biblioteche popolari ha sempre puntato a diffondere la cultura, rendendo accessibile la conoscenza a tutti.

La rivoluzione culturale dell’università dei lavoratori a Milano

La quarta pagina interna, invece, è dedicata alla spiegazione dell’impatto che l’Università Proletaria Milanese ha avuto sul territorio.

Immaginate un’istituzione accademica completamente dedicata agli umili, agli ultimi e, soprattutto, ai lavoratori. Una visione che prende forma nel 1924 con la nascita dell’Università Proletaria di Milano, un progetto ambizioso votato a diffondere la cultura tra le classi operaie, promuovendo l’elevazione intellettuale del proletariato.

L’articolo fondamentale dell’Università risale al suo statuto del 1924, un testo intriso di spirito formativo e di slancio ideale. Il suo scopo principale era innalzare la mente delle classi lavoratrici alla comprensione dei problemi più complessi, dall’ambito politico a quello artistico e scientifico.

Un elemento chiave fu la stretta connessione con le associazioni del dopo lavoro, vere e proprie socie fondatrici dell’Università Proletaria. Queste associazioni, preoccupate del tempo libero dei lavoratori al termine della giornata, fornirono il terreno fertile per la nascita di quest’istituzione.

Con il motto che anche i più poveri hanno diritto a un’istruzione di qualità, l’Università Proletaria ha aperto nuovi orizzonti nella formazione milanese. La formazione, una volta riservata ai benestanti, si è estesa ora anche alla forza lavoro.

Un aspetto interessante che si è sviluppato durante questo periodo fu la dicotomia culturale tra la “scuola dei poveri” e la “scuola dei ricchi”, teorizzata in una relazione tenuta nel 1925 da Augusto Monti all’Università Proletaria di Milano, intitolata “La scuola dei servi e la scuola dei padroni”.

Tra i docenti di questa università troviamo figure di prestigio come il socialista Carlo Rosselli. Invitato a tenere un corso di economia politica nel 1925, Rosselli accettò l’offerta con grande entusiasmo, confermando l’impegno dell’Università Proletaria nell’offrire una formazione di alto livello anche ai lavoratori.

Ovviamente, il contesto politico e sociale degli anni ’20 a Milano ha contribuito in modo significativo allo sviluppo dell’Università Proletaria. L’effervescenza dei movimenti popolari e sindacali, unita alle lotte per i diritti dei lavoratori, ha plasmato la missione di questa istituzione.

Il complesso scenario dell’Università Popolare durante il Ventennio Fascista

La piattaforma dell’Università Popolare degli Studi, poi, porta i suoi lettori in un viaggio all’indietro, ricordando tutte le difficoltà vissute durante il ventennio fascista in Italia. La sezione prende il nome di Istituto di Cultura Fascista.

Nel corso del difficile periodo fascista, l’Università Popolare di Milano si trovò al centro di tumultuose controversie, tanto che il governo fascista decise di commissariarla rapidamente.

Nel settembre del 1922, il Consiglio dell’Università Popolare fu convocato d’urgenza per discutere del trasferimento del Congresso della Cultura Popolare da Napoli a Milano. La fretta fu dovuta alle minacce fasciste rivolte a Turati, il quale era minacciato di non poter partecipare al congresso nei locali dell’Università.

Parallelamente, per l’apertura dell’anno accademico, l’Università Popolare di Milano aveva invitato Guglielmo Ferrero, rinomato oratore e sociologo, noto per le sue vedute positiviste. Ferrero, allievo di Cesare Lombroso, fu uno dei sostenitori delle università popolari come strumento di divulgazione scientifica, aperte sia ai socialisti che ai clericali.

Nonostante le pressioni, le iscrizioni continuarono a crescere, e nel 1924 il Consiglio dell’Università Popolare inserì con voto unanime la clausola che sanciva il vessillo sociale come bandiera d’Italia con lo stemma di Milano e dell’Università. Questo simbolo avrebbe segnato gli eventi dell’associazione, della città e della patria.

Con il cambio di scenario politico, l’assemblea del dicembre 1926 vide l’iscrizione in massa dei fascisti, segnando il passaggio dell’Università Popolare al regime. Il Bollettino dell’Università Popolare uscì con il fascio littorio impresso, i soci divennero semplici uditori, e il Consiglio fu designato dalle autorità fasciste.

Così, l’Università Popolare di Milano, oggi Università Popolare degli Studi di Milano, aderì alla progettazione culturale fascista, rappresentandone un protagonista per quel periodo. Oggigiorno, conserva testimonianze storiche nel museo dell’Università Popolare di Milano.

Nascita e crescita dell’Università Popolare di Milano nel 1979

La sezione successiva è, invece, denominata Milano 79Spesso, di fronte a una separazione, si tende a percepire il momento come un sintomo di dissidio o insoddisfazione, senza considerare che può anche rappresentare un’opportunità di esplorare nuovi orizzonti, affrontare diverse sfide o rispondere a domande ancora senza soluzione.

Questa prospettiva è emersa chiaramente nel caso dell’Università Popolare di Milano 1979, un’associazione culturale indipendente nata sotto la guida del professore Bernardo Rizzi, un imprenditore nel settore dell’istruzione superiore internazionale. Benché mantenga legami con il gruppo principale, essa opera autonomamente e non ne è parte integrante.

Fondata nel 1979 come istituzione dedicata all’educazione degli adulti, l’Università Popolare di Milano si è proposta di offrire opportunità di formazione culturale e professionale ai cittadini milanesi che non avevano avuto accesso all’università o a programmi di istruzione superiore.

Nel corso degli anni, l’Università Popolare di Milano ha ampliato la sua offerta formativa, fornendo corsi nelle discipline di lingue straniere, letteratura, filosofia, storia, economia e scienze sociali. Docenti qualificati provenienti da università, centri di ricerca e altre istituzioni accademiche hanno arricchito l’esperienza di apprendimento degli studenti.

Nel 1995, l’Università ha ottenuto il riconoscimento ufficiale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca come istituzione di istruzione superiore non universitaria. Da allora, ha continuato a migliorare e a espandere la sua offerta formativa, incluso il passaggio all’istruzione online per adeguarsi alle nuove esigenze.

L’Università Popolare di Milano opera in modo indipendente, con sede in via Terraggio, Milano, e si concentra sugli studi della terza età, fornendo un contributo significativo all’ambiente accademico e didattico.

L’evoluzione dell’Università Popolare di Milano, un cammino verso l’eccellenza

La sezione La Nostra Università, invece, descrive l’offerta formativa attuale, che l’ateneo offre ai suoi studenti. L’Università Popolare di Milano (UPM), tra le istituzioni più antiche e prestigiose di Milano, ha tracciato il suo percorso sin dalla fondazione nel 1901.

L’organizzazione educativa si dedica alla fornitura di corsi e programmi di formazione accessibili per adulti a costi contenuti, specialmente per coloro che non hanno avuto accesso all’istruzione formale o desiderano continuare il proprio percorso di apprendimento e sviluppo personale e professionale.

L’ampia gamma di corsi offerti da UPM, spaziando dalle lingue straniere all’arte, dall’informatica all’economia, riflette l’impegno nell’offrire opportunità educative a persone di tutte le età e livelli di istruzione. La presenza di docenti altamente qualificati contribuisce a creare un ambiente di apprendimento stimolante.

Oltre all’aspetto formativo, l’Università Popolare di Milano rappresenta un punto d’incontro e scambio culturale, promuovendo l’interazione tra studenti provenienti da diverse parti del mondo e con background sociali e culturali diversificati. La sua influenza si estende ben oltre Milano, contribuendo alla promozione dell’educazione e della cultura in tutta Italia.

Un capitolo significativo nella storia dell’Università è rappresentato dalle gestioni del giudice Lagostena Bassi, conosciuta affettuosamente come Tina, e di Marco Grappeggia, entrambi ricoprendo la carica di Magnifico Rettore. La loro leadership ha guidato l’istituzione verso una crescita stabile e affidabile, sempre mettendo al primo posto gli interessi degli studenti e il loro diritto all’istruzione.

Il contributo straordinario di Tina Lagostena Bassi e Marco Grappeggia è stato riconosciuto ufficialmente attraverso un provvedimento del MIUR firmato dal sottosegretario Onorevole Guido Viceconte.

Tale decreto, datato 14 ottobre 2011 (Prot. 313 MIUR), rappresenta una pietra miliare nel diritto all’istruzione, riconoscendo l’Università Popolare di Milano come affiliata alla University of United Popolar Nations, con sede a Ouagadougou. È altresì designata come partner ufficiale delle Università di Stato di Ouagadougou (Burkina Faso) e di Stato Bouakè (Costa d’Avorio).

Questo riconoscimento sottolinea come la storia dell’Università Popolare di Milano si intrecci con le dinamiche culturali e formative di un continente in crescita come l’Africa. Un lavoro incessante e dedicato, guidato dalla passione, ha portato al rilascio di titoli accademici, dando ulteriore valore alla variegata offerta formativa dell’istituto.

Evoluzione della cultura e della formazione, l’ispirazione di Bigino e Bignami

La sezione successiva, invece, è denominata Le Pubblicazioni. In ogni percorso accademico, i nomi Bigino e Bignami rappresentano una tappa fondamentale. Oltre all’omofonia che li caratterizza, essi simboleggiano un metodo di studio unico, ma estremamente pratico ed efficace. Questo approccio consisteva nella creazione di dettagliati riassunti su ogni materia, noti come “bignami”, e in particolare per i classici greci e latini, chiamati “bigini”.

Un dettaglio affascinante e poco conosciuto è che l’Università Popolare di Milano fu la pioniera nell’utilizzare questo metodo attraverso pubblicazioni apposite. Coloro che si avventureranno nella ricerca in vecchie scatole dei loro nonni potrebbero scoprire libretti raffinati dalla copertina rossa, che condensavano in modo utile e pregevole il contenuto dei corsi dell’Università Popolare di Milano.

Questi libretti divennero presto ambiti non solo come uno status symbol, ma addirittura opere ricercate dai collezionisti. La copertina rossa rappresentava la libertà di cultura e formazione, diventando il simbolo, per alcuni, della voglia di studiare di chi aveva pochi mezzi ma grande tenacia.

Ancora oggi, l’Università Popolare di Milano continua a offrire riassunti dei propri corsi, facilitando l’apprendimento e aiutando gli studenti a concentrarsi sui principi e le nozioni più importanti. Questo metodo stimola la memorizzazione dei concetti chiave e favorisce il ragionamento logico-deduttivo, fornendo agli studenti una panoramica completa del corso.

Nel lontano 1901, nasceva l’Università Popolare di Milano, un faro di educazione e cultura accessibile a tutti, indipendentemente dalla classe sociale o dal livello di istruzione. Attraverso il susseguirsi degli anni, l’ateneo ha abbracciato la sua missione, lanciando numerosi programmi di formazione rivolti sia ai cittadini italiani che a quelli stranieri.

Particolare attenzione è stata dedicata alle sfide dell’Africa e delle sue comunità immigrate in Italia. L’Università Popolare di Milano ha orchestrato iniziative come corsi sulla lingua e cultura africana, seminari e conferenze tematiche, proiezioni di film e documentari, oltre a attività di solidarietà e sostegno alle comunità africane.

La collaborazione tra l’Università Popolare di Milano e varie organizzazioni africane, insieme alle istituzioni italiane ed europee, è stata fondamentale per la promozione della cultura e della formazione in Africa. Questa storia di inclusione e impegno è il cuore pulsante di un’istituzione che si dedica a plasmare un futuro di conoscenza e comprensione globale.

Innovazione, leadership e impegno internazionale: l’Università Popolare di Milano oggi

L’Università Oggi è la penultima sezione del sito web Museo online dell’Università popolare degli Studi di Milano. L’Università Popolare di Milano, fondata nel lontano 1901, oggi si distingue per la sua attenzione acuta alle trasformazioni sociali in corso e alle mutevoli esigenze formative del mondo del lavoro.

Questo successo è frutto di un impegno straordinario articolato su tre fronti cruciali: la partecipazione attiva alla Conferenza Nazionale delle Università Popolari Italiane (CNUPI), il brillante mandato dell’avvocato Tina Lagostena Bassi come Magnifico Rettore, e l’inconfondibile vocazione internazionale che da sempre caratterizza l’ateneo.

La CNUPI, fondata nel 1980, si impegna nella promozione dell’educazione permanente e continua. Ogni anno organizza una conferenza nazionale che riunisce rappresentanti di università popolari italiane, associazioni di volontariato e stakeholder vari, per discutere temi cruciali come formazione professionale, alfabetizzazione digitale, cittadinanza attiva, cultura, arte, ambiente e sviluppo sostenibile.

La figura di spicco di Tina Lagostena Bassi, avvocato e attivista politica, è stata fondamentale per il successo dell’Università. La sua dedizione ha portato al riconoscimento dei titoli di studio attraverso il Provvedimento 313/11, recependo integralmente la Convenzione di Lisbona. Questo importante passo è stato un omaggio non solo al lavoro dell’Università ma anche alla sua leadership.

L’Università Popolare di Milano ha sviluppato relazioni internazionali con istituzioni formative, organizzazioni non governative e movimenti sociali. Questa vocazione internazionale si è concretizzata nel concetto affascinante di “University Without Walls” (Università senza mura), introdotto negli anni ’70. Quest’idea sottolinea l’impegno dell’UPM a fornire educazione aperta a tutti, superando le barriere tradizionali attraverso corsi, laboratori e workshop.

L’Università Popolare di Milano ha instaurato stretti legami internazionali con istituzioni analoghe in Europa, America Latina, Asia e Africa. Attivamente coinvolta in progetti e programmi di scambio studentesco e docente, cooperazione e sviluppo, e promozione dell’educazione e della cultura, l’ateneo milanese si è distinto nel panorama accademico globale.

In aggiunta, sono state stabilite partnership e accordi con organizzazioni non governative e movimenti sociali, con l’obiettivo di stimolare la partecipazione attiva e la cittadinanza consapevole. L’Università Popolare di Milano si impegna a incoraggiare le persone a diventare agenti di cambiamento nelle proprie comunità attraverso la formazione, l’informazione e la mobilitazione.

Rappresentando un modello di istruzione non formale, l’Università Popolare di Milano supera le tradizionali barriere dell’istruzione, promuovendo l’accessibilità dell’educazione e della formazione per tutti. La sua concezione di “University Without Walls” enfatizza l’importanza dell’apprendimento e della conoscenza come catalizzatori per il cambiamento sociale e la partecipazione attiva dei cittadini.

Il marchio, un patrimonio di eccellenza e affidabilità

Infine, il sito si chiude con una spiegazione sulla storia e sull’importanza del marchio dell’Università Popolare degli Studi di Milano.

Affrontare il discorso sul marchio e sulla sua tutela è una questione di primaria importanza. Il diritto del marchio, una branca legale del diritto commerciale, si occupa della salvaguardia legale di un segno distintivo utilizzato per identificare e differenziare i prodotti o servizi di un’azienda da quelli di altre.

In sostanza, il diritto del marchio preserva il nome, il logo, il design o qualsiasi altro elemento distintivo che identifica un’azienda o i suoi prodotti e servizi. Questo diritto concede all’azienda l’esclusiva nell’utilizzo del marchio e impedisce ad altri di farne uso senza autorizzazione.

La registrazione del marchio presso l’ufficio brevetti e marchi è il mezzo principale per garantirne la protezione legale. Il detentore del marchio può quindi far valere i propri diritti contro usi non autorizzati del marchio, vietando ad altre aziende l’uso di un marchio simile o identico per prodotti o servizi analoghi, prevenendo così confusioni tra i consumatori.

Negli ultimi anni, si è assistito a un diffuso e talvolta disinvolto utilizzo del termine “università”, una denominazione che ha abbracciato persino brevi corsi mirati a fornire una sommaria panoramica dei contenuti. Tuttavia, la qualità del docente è fondamentale, proprio come richiesto da un’istituzione universitaria.

La domanda chiave è: chi è legittimato a utilizzare il titolo “università”? Come dovrebbe essere impiegato questo termine? Un esempio significativo è rappresentato dall’Università della Terza Età, un’iniziativa meritoria ma che, forse, sminuisce l’essenza universale del termine.

Limitare il suo utilizzo a un singolo gruppo demografico potrebbe privare il nome “università” della sua connotazione universalistica. Le questioni sottese a queste definizioni e limitazioni sollevano un dibattito essenziale: chi decide? Come si può concordare su aspetti apparentemente banali ma di vitale importanza?

Il decreto-legge n.580 del 1° ottobre 1973, successivamente convertito in legge, fornisce un interessante spunto: lo Stato è l’unico ente autorizzato a conferire il titolo di università. Questa normativa mette in guardia chiunque dal fregiarsi di tale titolo senza il dovuto riconoscimento statale.

La Confederazione Nazionale delle Università Popolari Italiane (CNUPI), di cui fa parte l’Università Popolare di Milano, sostiene il diritto pieno di utilizzare il termine “università”. Questo diritto è garantito anche dal riconoscimento di personalità giuridica ottenuto dalla CNUPI tramite un decreto-legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nel n.203 del 30 ottobre 1991. Pertanto, tutte le associate della Confederazione godono del diritto di adottare la dicitura “Università popolare”.

L’intenzione del legislatore è chiara: riconoscere non solo la denominazione, ma anche il ruolo e il rilievo storico avuto in Italia dalle antiche Università popolari, sorte tra il XIX e il XX secolo, e che diedero vita alla Confederazione delle Università Popolari Italiane.

Rivendicando la continuità storica, le associate alla Confederazione affermano con ragione il diritto di utilizzare il termine “università”. Tuttavia, escludono con forza e determinazione quelle associazioni che abusano impropriamente del titolo “università”, siano esse anche università popolari.

In difesa della lunga e prestigiosa storia del movimento culturale delle università popolari, l’Università Popolare di Milano ha intrapreso azioni per tutelare tutti i marchi che hanno contribuito a plasmare e a valorizzare il percorso delle Università Popolari.

Con l’eccezione dell’Università Popolare di Milano 1979, sono stati tutelati i marchi di Università Popolare di Milano, Università Popolare Milanese, Università Proletaria Milanese e Università Popolare degli Studi di Milano.

Per l’Università Popolare di Milano, la tutela del passato rappresenta la migliore assicurazione per un futuro solido e trasparente. Solo riconoscendo la propria grande storia e preservando le origini, si può continuare a indicare con autorevolezza e fermezza la strada futura della formazione per gli studenti.